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Debito pubblico, legulei, corruzione: il cerchio degli "ignavi"


L'evidenza del gap fra cultura giuridica e quella aziendale è il risultato attuativo nei fatti di quella che avrebbe dovuto essere la norma anticorruzione nelle aziende cioè il Decreto Legislativo 231/01 che introduceva nel 2001 la responsabilità delle imprese in mancanza di un modello di organizzazione e controllo "idoneo" ad evitare la commissione di reati presupposto che nel tempo hanno finito per diventare infiniti, si è riusciti ad inserire perfino il reato di "infibulazione".

La gravità della legge sta nella possibilità che in presenza di un reato commesso possa essere non considerato "idoneo" il modello di organizzazione e controllo adottato dalla società, nel caso può essere richiesta l'interdizione dell'azienda in questione. Dal 2001 ad oggi sono passati 16 anni tra le tante procedure avviate vi è stata una sola sentenza in grado di definire il concetto di idoneità, ma in questo modo lo si è lasciato di fatto indefinito, senza riferimento normativo e quindi a rischio della soggettività interpretativa del singolo magistrato.

La carenza di cultura aziendale ha danneggiato quelle aziende di buone volontà che nonostante tutto non si sono viste riconoscere i loro sforzi e approdare come le altre all'inesorabile patteggiamento che diventa l'espressione di una non–giustizia; rimane un problema culturale che ha scavato un fosso tra la cultura giuridica–amministrativa e quella aziendale dimenticata, ma indispensabile per trovare una via d'uscita al caos che regna sovrano. L'approccio giuridico, infatti, è di tipo deterministico, in presenza di un reato possibile il modello non funziona, sarebbe come dire che in caso di rottura di un cuscinetto a sfera di una Ferrari in formula 1 la scuderia non è "idonea" a correre le gare di formula.

L'approccio aziendale è di tipo probabilistico che consiste nel ridurre la soglia di errore che rimane ineliminabile perché è la natura umana fatta in questo modo. Se la giustizia rimane una funzione e si limita ad applicare le norme e non diventa servizio cioè azione in grado di promuovere comportamenti virtuosi rimane un ostacolo verso la riduzione della corruzione e dei comportamenti lesivi del bene comune.

L'onerosità di un sistema normativo da Azzeccagarbugli dovrebbe essere drasticamente semplificato per evitare le mille scorciatoie e le infinite prescrizioni in cui sembra finiscano tutti i fenomeni corruttivi. Allora sarebbe necessario fare obbligo che d'ora in avanti per ogni nuova norma, per ogni nuovo comma, per ogni nuova legge se ne cancellino almeno dieci pena la sua inapplicabilità.

Ora in un quadro così confuso l'incertezza e la scarsità di competenze specifiche regnano sovrane: invece di discutere sui numeri della tombola e sulle nuove regole alimentando i conflitti e la confusione è ormai non più rinviabile ragionare sui principi e sulla loro reale applicabilità. Forse in questo modo anche noi, ormai sfiniti, finiremo di scrivere sempre le stesse cose da anni ripetendole all'infinito come una voce inascoltata nel deserto.

(Foto: © kenishirotie / 123RF)
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