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Miopia e presbiopia

Fiduciosi nel breve o preoccupati nel medio?


Prima di provare a rispondere dobbiamo però argomentare le due ipotesi, quella positiva per quest'anno e quella negativa per il medio termine.

Cominciamo da questo 2018, cui è toccato vivere in ritardo la correzione fisiologica autunnale che non c'è stata nel 2017 perché bloccata dalle aspettative sulla riforma fiscale americana. Bene, la riforma l'abbiamo avuta ed è stata anche migliore delle attese. Ma il festeggiamento è durato un anno e ha portato a un apprezzamento del 25 per cento della borsa di New York, una bellissima ciliegia su otto anni di rialzo azionario. Il culmine dei festeggiamenti ha coinciso con un'ondata globale di sorprese positive dall'economia reale in una fase di inflazione ancora innocente.

Dopo un 2017 trionfale e privo di volatilità una correzione ci sarebbe stata comunque. Se a questo aggiungiamo la ripresa dell'inflazione, il rialzo dei tassi e una serie di delusioni macro un po' dappertutto (inevitabili dal momento che si partiva da ipotesi di perfezione) la correzione ha conquistato piena legittimità.

Ma non basta, perché nelle ultime settimane si sono presentate nuove complicazioni. Parliamo dell'aumento del disavanzo pubblico americano, del disincanto sulla tecnologia come motore di crescita perpetua, dei venti di guerra commerciale e dei venti di guerra vera e propria in Medio Oriente. Di fronte a questi notevoli ostacoli i mercati si sono in realtà comportati piuttosto bene e non manca chi dice che la correzione partita a fine gennaio ha ancora bisogno di un'ondata di paura più seria di quelle che abbiamo visto fin qui perché si possa finalmente parlare di mercati ripuliti e pronti a riprendersi.

Vedremo se ci sarà davvero bisogno di questa ultima scrollata, ma al momento possiamo già dire che molte delle paure che hanno percorso la correzione si sono rivelate eccessive e premature. L'inflazione è certamente in crescita, ma non alla velocità di gennaio (spinta dall'euforia seguita al taglio delle tasse). I tassi a lungo, dopo la paure iniziali, sono addirittura scesi. La riluttanza del Congresso ad attaccare la tecnologia e la buona performance di Zuckerberg hanno allontanato il timore immediato di misure penalizzanti per il settore. Le misure distensive cinesi sul fronte commerciale hanno fatto pensare a uno scontro su due livelli, il primo, molto aggressivo, per l'opinione pubblica americana e cinese e il secondo, concreto e operativo, nei negoziati dietro le quinte.

Resta la Siria, dove si parte da un casus belli, un attacco chimico pochi giorni prima del ritiro americano, cui si preannuncia una risposta dove non sono chiari gli obiettivi politici (Assad? Russia? Iran?). Probabilmente si tratterà di una risposta forte ma circoscritta, ma non si possono escludere del tutto complicazioni. In ogni caso, per porre davvero fine alla correzione i mercati aspetteranno la conclusione della vicenda.
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