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Mercati emergenti

Meno fondamentali, più geopolitica


Chi opera sui mercati emergenti è abituato a decidere sulla base dei fondamentali economici dei debitori sovrani o corporate. Se è avvertito, aggiunge un secondo livello di analisi geopolitica. Un paese debitore può avere un terribile disavanzo delle partite correnti e può avere esaurito le sue riserve valutarie, ma se ha un santo in paradiso (un funzionario del Dipartimento di stato che telefona al Fondo Monetario) i soldi per pagare una cedola o rimborsare un bond si troveranno sempre e, male che vada, ci sarà una ristrutturazione del debito mite e favorevole. È stato ad esempio il caso della Turchia per decenni, è quello dell'Ucraina nei tempi nostri.

Oggi bisogna introdurre un terzo livello di analisi, quello del sistema dei pagamenti. Un debitore può avere un bilancio sano e la volontà di servire scrupolosamente il suo debito, può inviare alla depositaria i dollari per le cedole addirittura in anticipo sulla scadenza, ma se la depositaria ha ricevuto il divieto di distribuire i soldi agli obbligazionisti, questi rimarranno all'asciutto. Certo, il giorno in cui le sanzioni verranno tolte le cedole verranno sbloccate, ma potrebbero occorrere anni. Alla cedola successiva il debitore volonteroso proporrà ai creditori un concambio in titoli in valuta locale, magari con capitale e cedole indicizzate al dollaro, ma le cose si faranno comunque complicate. Bisognerà aprire un conto in una banca locale e farsi accreditare lì il dovuto, per poi rimpatriarlo. A quel punto l'emittente, per sano che sia, dovrà rifinanziarsi a caro prezzo attraverso altri canali. Resterà sempre, in qualche scantinato di Londra, una boutique dedicata che intermedierà questi titoli, ma per il grosso pubblico, istituzionale e individuale, l'accesso resterà chiuso. A questo si potranno aggiungere problemi operativi di varia natura. Se cercate un titolo iraniano su Bloomberg, vi verrà spiegato che ogni informazione è sospesa per le sanzioni. Qualcosa di simile è stato prospettato nei giorni scorsi anche per la Russia.

Le sanzioni sui flussi finanziari sono così potenti che in America si è proposto, soprattutto da parte democratica, se renderle ancora più radicali, escludendo Venezuela e Russia dall'intero sistema di pagamenti in dollari. Per ora si è deciso di andare piano, per non spingere Cina e Russia a sviluppare troppo un loro sistema di regolamenti alternativo. La Cina cerca di regolare tutto quello che può in renminbi e di promuoverne l'uso, ma i tempi di creazione di una valuta di riserva richiedono decenni, non anni.
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