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Altri tempi

Quando fu l'Italia a condonare i debiti tedeschi


Abbiamo parlato di Germania, naturalmente, per parlare di Italia. Aleggiano nell'aria gli spettri della deflazione greca e dell'inflazione argentina, di una Troika pronta a un governo semicoloniale all'assalto della ricchezza privata o di un salto nel buio fuori dall'euro.

Potremo sbagliare, ma al momento la vivacità dello spread da una parte e quello dei progetti di spesa del governo dall'altra sembrano soprattutto un grande flettere di muscoli e agitare di clave per prendere le misure dell'interlocutore. E così lo spread un giorno sale e il giorno dopo scende (facilitato nella volatilità dalla liquidità globale che comincia a dare i primi segni di affaticamento), mentre il governo lancia un ballon d'essai dopo l'altro e alterna toni feroci e toni miti e ragionevoli. Dietro le quinte immaginiamo però una trattativa durissima già iniziata sul tre e qualcosa di disavanzo su cui, volendo, si potrebbe raggiungere un accordo velocemente se non ci fossero di mezzo facce da perdere o salvare ed elettori da perdere in Germania e guadagnare in Italia e viceversa.

Nessuno, se ragionevole, vorrà spingersi fino alla rottura in tempi brevi. Le elezioni europee di marzo potrebbero iniziare a cambiare il volto del continente e dare una robusta minoranza alle forze antisistema. Al governo italiano potrebbe convenire aspettare di avere controparti più morbide in Europa e alle forze di sistema dovrebbe convenire non presentarsi alle elezioni con un progetto continentale al collasso.

Ma anche dopo il marzo 2019 sarà tutto da vedere se negare il 3 per cento all'Italia varrà davvero la fine dell'euro (o un euro a 1.50 in tempo di dazi per chi ci rimane dentro) e se, da parte italiana, accontentarsi di un 2.5 sia peggio che saltare nel vuoto. Dopo tutto, ci sono molte altre cose utili alla crescita che un governo che si dice del cambiamento potrebbe fare, a partire dalla deregulation, di cui però non si sente parlare.

In attesa di risultati di trattative europee che potrebbero andare avanti anni, fa piacere vedere il tono positivo delle borse globali. Non è tutto oro quel che luccica, tuttavia. C'è molta chiusura di posizioni esageratamente corte di bond ed esageratamente lunghe di petrolio che crea un effetto ottico di bond tranquilli e inflazione di nuovo calma. Questo effetto verrà meno tra qualche tempo, ma intanto è perfettamente legittimo goderselo.

Con i Treasuries più rilassati la spinta rialzista sul dollaro si affievolisce. A impedire un recupero rilevante dell'euro sarà comunque la questione italiana, che nella nostra ipotesi, non si risolverà in tempi brevi. Proprio per questo la Bce andrà avanti lo stesso con il suo programma di azzeramento del Qe, ma si guarderà bene dall'alzare i tassi ancora a lungo e non proverà nemmeno a smontare il Qe come sta invece facendo la Fed.

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