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L'altra guancia

I dazi tra orgoglio e buon senso


L'America di Trump è l'attaccante nella partita dei dazi. Nella testa di Trump e dei suoi consiglieri l'attacco è in realtà la risposta a un torto subito nel corso di settant'anni durante i quali il resto del mondo ha approfittato bassamente della disponibilità americana a un libero scambio asimmetrico.

In realtà, nelle due versioni del Tit for Tat che abbiamo ricordato, non ha molta importanza chi ha attaccato per primo, se il resto del mondo che si è fatto i comodi suoi dal 1947 a oggi o l'America che di punto in bianco rovescia il tavolo. Quello che importa veramente è che ora è a Europa e Cina che tocca muovere.

La strategia del Tit for Tat prevede una risposta perfettamente uguale e contraria. Se Trump dispone dazi su 34 miliardi di merci provenienti dalla Cina (tecnologia medica, componentistica auto, macchinari) la Cina, alla stessa ora, si prepara a disporre dazi su un identico controvalore di derrate agricole importate dall'America. L'orgoglio è salvo e per un paese che si ritiene oggi una potenza di pari grandezza rispetto agli Stati Uniti e che sa che ben presto sarà la prima superpotenza l'orgoglio è importante.

Anche la tecnocrazia europea propende per il Tit for Tat e minaccia dazi su 200-300 miliardi di importazioni dall'America nel caso questa intenda davvero colpire le auto tedesche. La tecnocrazia europea ha assunto nel tempo sempre più potere e si è abituata a trattare dall'alto in basso i suoi interlocutori domestici. È naturale che il suo istinto la porti ad avere un atteggiamento sprezzante nei confronti di Trump.

La tecnocrazia di Bruxelles non è però l'unico soggetto europeo a decidere la politica commerciale e la risposta da dare a Trump. Ci sono anche gli stati nazionali, molto più sensibili alle pressioni dell'industria e dei sindacati. Per la Germania i dazi sull'auto sarebbero un'emergenza nazionale con ricadute sulla crescita e sull'occupazione.

La Germania sa che perderebbe su tutta la linea andando al colpo su colpo con Trump ed è per questo che, mentre Bruxelles gioca al Tit for Tat, Berlino prova dietro le quinte il Tit for Two Tats. E cioè tratta con l'attaccante.
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