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L'altra guancia

I dazi tra orgoglio e buon senso


Per farlo si aggrappa all'idea più radicale di Trump, che non è quella di alzare i dazi ma quella di abolire tutti i dazi o, quantomeno, di abbassarli tutti quanti insieme. Magari un settore alla volta e con trattativa bilaterale invece che multilaterale.

Come scrive Karl Rove sul Wall Street Journal l'Europa deve decidere se collaborare e trattare con un Trump all'attacco e concedergli il beneficio del dubbio sul suo essere un sincero fair trader o se considerarlo un protezionista tout court e contrattaccare in grande stile.

Nel primo caso i margini per trovare un accordo ci sono tutti. L'Europa è più protezionista dell'America sulle auto ma è vero il contrario sui camion e sui Suv. Ad abbassare i dazi su tutta la linea ci saranno sicuramente dei perdenti, ma nel complesso i danni saranno inferiori rispetto alla chiusura dei mercati.

Trump non ha nessuna simpatia né per la Germania né tantomeno per l'Unione Europea ma, dopo avere aperto un impressionante contenzioso con il resto del mondo, ha bisogno di portare a casa almeno un successo prima delle elezioni di novembre. La Cina, paralizzata dal suo orgoglio nazionalista, difficilmente farà concessioni nel breve termine mentre l'Europa, che in questo momento di tutto ha bisogno meno che di un grosso problema commerciale, potrebbe mostrarsi più malleabile.

L'Europa ha del resto una lunga coda di paglia. Si fa difendere militarmente dagli Stati Uniti spendendo per la difesa un terzo di quello che mettono loro e ora che se ne va il Regno Unito l'ombrello protettivo americano è ancora più necessario. Quanto alle auto, anche includendo camion e Suv, l'Europa è di gran lunga più protezionista. Andare incontro alle richieste americane è praticamente inevitabile.

La sola notizia di trattative concrete con la partecipazione dei grandi produttori di auto tedeschi ha rianimato l'euro e le borse europee. Un accordo con l'America, che richiederà comunque ancora del tempo, sarebbe un grande tonico per i ciclici europei e potrebbe regalare un recupero del 5 per cento alle borse.

Avremmo qualche Suv americano in più sulle nostre strade, ma se questo fosse il prezzo da pagare per evitare un diffuso malessere sui mercati e un indebolimento di una crescita che in Europa sta già perdendo velocità ne varrebbe davvero la pena.

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