Agosto è stato meno nervoso e settembre appare meno minaccioso di quanto pensavamo. È cambiato davvero qualcosa? E, se sì, che cosa?
Prima di vedere quello che è cambiato diamo però un'occhiata, pro memoria, alle costanti che continuano a produrre i loro effetti positivi. La più importante è ovviamente la crescita, che continua e va semmai redistribuendosi dall'America all'Europa dopo essere stata fortemente sbilanciata a favore della prima nel secondo trimestre. La seconda è data dai
buy back, che proseguono imperterriti al ritmo di un trilione l'anno negli Stati Uniti. Questi due fattori dovrebbero continuare ad operare nei prossimi sei mesi.
A moderare le due costanti positive c'è la costante di fondo negativa della
normalizzazione delle politiche monetarie, lenta finché si vuole ma, per l'appunto, costante. Questa normalizzazione ha fatto salire i rendimenti sulla parte breve della curva ma è andata sostanzialmente di pari passo con l'inflazione. I tassi reali rimangono a zero o sotto zero, mentre le attese di inflazione incorporate nella parte lunga rimangono contenute.
Veniamo allora alle tre novità e cominciamo dai dazi.
Sui dazi nei mesi scorsi si sono tirati fuori i massimi sistemi e si sono fatti nel mercato discorsi molto ideologici su
liberismo e
protezionismo, sulla fine della
globalizzazione, del progresso e della crescita.
La realtà che si sta manifestando sotto i nostri occhi è meno altisonante e più articolata. L'offensiva di Trump sta producendo tre strategie diverse, una per il Nord America, una per l'Europa e una per la Cina.
Nel Nord America si va verso un riequilibrio del Nafta, con gli Stati Uniti che si riprendono una parte dello spazio che avevano concesso a Messico e Canada. Non ci sono nuove barriere degne di nota ma una redistribuzione dei carichi. Significativo l'
accordo tra Trump e il populista di sinistra López Obrador sul salario minimo di 16 dollari per i messicani che producono auto destinate agli Stati Uniti, una strizzata d'occhio di Trump ai sindacati americani e un'idea che López Obrador è ben felice di vendere ai suoi elettori.
Con l'Europa si va verso un azzeramento delle tariffe sulle auto. La Merkel e la Malmström hanno accettato l'idea, buttata lì da Trump come alternativa a una guerra dei dazi e considerata inizialmente impossibile. Se così sarà, la borsa tedesca avrà un buon recupero dei ciclici, a condizione che l'euro più forte non si porti via il rialzo un'altra volta.