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Felicità potenziale

N*, r*, Nairu, output gap, un viaggio nel soprannaturale


Il problema è che la modellizzazione crescente dell'analisi economica ha portato a una proliferazione di entità soprannaturali che crediamo (o facciamo finta di credere) che esistano ma che nessuno vedrà mai in faccia. E queste entità degne dell'angelologia iranica e gnostica governano i modelli econometrici, le scelte di policy e, alla fine, le nostre vite.

Queste entità, tutte tra loro imparentate, sono il Pil potenziale, l'output gap (la differenza tra Pil potenziale e Pil effettivo), il Nairu (il tasso di disoccupazione non inflazionistico), u* (il tasso naturale di disoccupazione), r* (il tasso d'interesse reale neutrale, quello che non alza o abbassa il tasso di crescita del Pil). In Europa, dove è fortissima l'attenzione ai conti pubblici (quasi assente nel dibattito americano) viene venerato il disavanzo strutturale, presente in un universo parallelo privo di cicli economici e che viene calcolato (e in verità negoziato) a porte chiuse tra Bruxelles e i vari paesi dell'Eurozona.

Federal ReserveOra proviamo a immaginare Jay Powell, un laureato in scienze politiche e legge che, nei cinque anni passati alla Fed senza ancora essere governatore ha avuto modo di confrontarsi costantemente con i 300 PhD dell'ufficio studi che parlano tutti la lingua degli angeli e che però, visti i risultati, non sono probabilmente stati molto più bravi di lui, anzi, nel capire quello che succedeva e prevedere il futuro.

Da qui, piccola vendetta, il discorso di Powell di fine agosto, quello in cui ha definito i modelli come rotte sempre più perfette e sofisticate tra stelle che non abbiamo la minima idea di dove siano. L'accento, ha aggiunto, andrà messo non più sui modelli (che, come la curva di Phillips, funzionano un giorno sì e tre no) ma sulla gestione dei rischi. Un approccio, a dire il vero, che hanno sempre teso a privilegiare i governatori, da Greenspan alla Yellen, contro le certezze malfunzionanti dei loro uffici studi.

Che cosa significa questo, in pratica, per i mercati? Significa una asimmetria di atteggiamento per cui la Fed deve certamente fare attenzione all'inflazione (e quindi alzare i tassi quando possibile) ma deve ancora di più stare attenta a evitare una nuova recessione. Per seguire questo sentiero stretto la Fed utilizzerà un vasto numero di indicatori e tra questi ci saranno sicuramente anche i mercati finanziari.
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