Il
rapporto di cambio con il dollaro subisce la svalutazione conseguente della lira e passa da 1 dollaro a 630 lire a 2400 lire a metà degli anni ottanta; il prezzo del petrolio al barile passa da 4 dollari a 40, i costi di importazione aumentano complessivamente generando un a crescente inflazione dal 4% al 24%. Gli anni di piombo costrinsero lo Stato ad indebitarsi emettendo bot a tre mesi con un tasso di interesse del 20%, lì cominciò il nostro calvario indotto e subito da un potere superiore e da una politica sempre più senza forza ed idee. All’inizio degli anni ottanta la separazione tra tesoro e Banca d’Italia costringe il paese a cedere il proprio debito all’estero creando una progressiva forma di sudditanza finanziaria e politica.
Il
debito pubblico passò dai 300 mld/euro del 1970 ai 850 mld/euro alla fine degli anni ottanta; il rapporto tra debito e pil si scostò rapidamente dal 40% del 1971 al 100% del 1991. In quegli anni di debolezza si mettono le radici della moneta unica che,come vediamo oggi, è priva di una politica monetarie rispettosa dell’autonomia ma rimane solo autoritaria ed incapace di difendere la sua valuta. La politica dissennata e prigioniera di una finanza senza regole – la"macrousura" - degli ultimi trent’anni ci porterà ad un’espansione incontrollata del debito per acquisire il consenso. La posizione attuale di dipendenza verso la Ue che è sorda al cambiamento va rimossa; hanno responsabilità enormi nel non avere creato un mercato difendibile e non esposta alla finanza rapace, dovevano fare un’agenzia di rating europea, bloccare i derivati speculativi sul debito dei paesi, fermare le banche d’affari tornando ad una loro separazione dalle banche commerciali, dovevano denunciare l’uso di prodotti tossici che hanno destabilizzato il paese ed hanno contribuito a deprezzare i nostri titoli pubblici. Per questo andrebbero denunciati per grave infrazione del patto di solidarietà alla base dell’unione altro che minacciare.
Infine sarebbe utile e necessario dare un segnale di cambiamento ai "mercati" ed ai loro padroni emettendo una parte – 20 o 30 % - dei BTP vincolati all’oro, noi siamo il terzo paese al mondo per riserve auree; la quantità d’oro del paese si
stima essere in 2451,80 tonnellate di cui circa il 50 % nei forzieri della Banca d’ Italia ed il resto fuori dal paese ma prevalentemente presso la FED. Altri paesi come la Germania, l’Austria e l’Olanda stanno richiedendo il ritorno dei loro depositi in patria non senza qualche problema; noi potremmo utilizzare l’oro depositato presso la Fed per sperimentare l’emissione di BTP "gold standard".
In altri termini ai
fondi USA sottoscrittori dei nostri BTP di nuova emissione potrebbe essere offerto un pacchetto di BTP in parte vincolato all’oro depositato presso la FED, una percentuale di circa il 10 % che non sia comunque solo simbolica per favorire la loro sottoscrizione dei fondi americani che al momento condizionano la collocazione dei nostri BTP che si vedrebbero garantita una parte delle obbligazioni da riserve auree presso la FED da cui dipendono. Non sottoscriverli sarebbe un atto di sfiducia verso il collocamento ma in misura maggiore verso il regolatore del loro mercato e di conseguenza una messa in discussione del rating di tripla a (AAA) assegnato dalle loro agenzie di rating al loro paese; a quel punto potrebbe giustificarsi la richiesta di ritorno del nostro oro nelle patrie riserve. Sarebbe un segnale di svolta importante per il primo paese che dimostra di avere un minimo di creatività nel proporre un reale sganciamento della finanza dal mondo infinito per riconciliarsi con il sottostante reale ed un possibile ritorno al "gold exchange standard".
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