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La fata delle aspettative

A volte non funziona, a volte sì.


Ancora di più ha pesato sulla borsa un'altra aspettativa, quella di banche centrali rigide, burocratiche e cieche che, una volta deciso un anno fa che le politiche monetarie andavano normalizzate, sono sembrate incapaci di riconoscere che il contesto stava cambiando rapidamente e che l'inflazione, praticamente in tutto il mondo, stava iniziando di nuovo a scendere.

Su mercati che si cominciavano a preparare a una recessione globale con tassi in ostinato rialzo è scesa però come manna dal cielo l'evidente svolta della Fed, accompagnata in Europa da una cautela crescente da parte della Bce.

Intendiamoci, per il momento tutto procede come impostato molto tempo fa. Il Quantitative tightening americano non è cambiato di una virgola, la Fed a dicembre alzerà i tassi, mentre la Bce terminerà il Quantitative easing. E tuttavia quello che sembrava un pilota automatico è stato sostituito con la guida manuale e con la decisione, da qui in avanti, di navigare a vista. Se ci saranno problemi, si lascia intendere, si interromperanno i rialzi dei tassi. Se, come sembra, l'inflazione non darà problemi, i rialzi saranno comunque meno frequenti. Come ha detto Clarida due giorni fa, l'economia è arte, oltre che scienza, e la Fed non si appoggerà in modo arrogante sui suoi modelli ma sarà umile.

Se può essere controverso il ruolo delle aspettative (o, per meglio dire, dello scommettere su aspettative future) per l'economia, molto meno lo è per i mercati finanziari. Senza togliere importanza ai dazi e all'incontro tra Trump e Xi, un eventuale fallimento delle trattative sarà assorbito la settimana prossima senza troppi danni (o quanto meno senza danni prolungati) in questo nuovo contesto. Se poi dall'incontro dovesse uscire qualcosa di buono, avremo il secondo ingrediente per il rialzo di fine anno.

Non raccomandiamo di andare corti di governativi nel breve termine. Non in America, dove crescita e inflazione stanno rallentando, e non in Italia, dove si è aperta una fase di tregua con la Commissione che può durare qualche settimana. Se si vuole approfittare del momento positivo dell'obbligazionario si vendano semmai i crediti, che Powell ha segnalato come cari (mentre sulla borsa non ha avuto da ridire).

Per le borse europee la situazione è un po' più complicata. Da una parte l'euro, in questo nuovo clima, potrebbe rafforzarsi, dall'altra la minaccia di Trump di introdurre dazi sulle auto straniere (cioè tedesche) è di nuovo attuale. In cambio, dipendendo da decisioni di policy, il recupero europeo, se ci sarà, potrà essere veloce. Nel medio periodo è rassicurante che le case automobilistiche si stiano organizzando ormai su tre filiere parallele (Europa, Stati Uniti, Cina) per il mondo che verrà.

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