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Qualche riflessione diversamente corretta


Terza riflessione. Molti, l'anno scorso, hanno spiegato il rialzo dei tassi americani con, tra l'altro, l'aumento del deficit pubblico, che veleggia verso il 5 per cento. In realtà il Treasury decennale ha chiuso il 2018 allo stesso livello su cui l'aveva iniziato. Resta comunque in molti l'idea che l'anomalia di disavanzi così ampi prima o poi verrà corretta, più con un aumento delle tasse che con un taglio di pensioni e sanità.

L'anomalia americana è particolarmente avvertita in Europa, dove la Germania cerca di fare passare il concetto che il bilancio pubblico è come quello di una famiglia e che lo stato può spendere solo quello che raccoglie con le tasse, pena la trasmissione a figli e nipoti di un debito insostenibile.

Bene, che cosa accadrà al deficit pubblico americano dopo le presidenziali dell'anno prossimo? Non lo sappiamo con certezza, ovviamente, ma possiamo fare delle ipotesi. Se vincerà di nuovo Trump il disavanzo rimarrà sugli alti livelli attuali e farà quindi salire velocemente lo stock di debito. Nessuno infatti vorrà tagliare il welfare, mentre i repubblicani e Trump continueranno a opporsi a tagli alla difesa e ad aumenti delle tasse.

In caso di Casa Bianca democratica aumenteranno certamente le tasse, anche di molto, ma le spese aumenteranno ancora di più. Nel caso prevalga un candidato socialista (al momento ce ne sono già quattro, Sanders, O'Rourke, Warren e Ocasio-Cortez) le spese potrebbero addirittura esplodere. Adorata da giornali e televisioni, la giovane e simpatica Alexandria Ocasio Cortez vuole la sanità universale (che vogliono anche gli altri) e un incredibilmente costoso Green New Deal che liberi l'America dai fossili entro il 2030.

La Casa BiancaPer finanziare il tutto la Ocasio propone tasse sopra il 70 per cento sopra i dieci milioni di reddito ma sa benissimo che in questo modo si raccoglierebbe solo una goccia del mare di soldi necessari. Il resto? In deficit.

La Ocasio si dichiara affascinata dalla Modern Monetary Theory che è, per dirla in breve, quanto di più lontano nell'universo si possa immaginare rispetto all'Ordoliberalismus tedesco. La MMT, evoluzione del chartalismo, tanto moderna non è, ma per decenni è rimasta patrimonio di una piccola setta ereticale marginale. Dopo il 2008 e la conseguente domanda di reflazione non soddisfatta dal mainstream, la MMT è esplosa come moda culturale nella sinistra liberal e progressive (e anche in ambienti libertari) e oggi anche un mostro sacro come Krugman, appassionato sostenitore della Ocasio, la rispetta.

La MMT dice che il disavanzo pubblico è una scrittura contabile e che lo stato potrebbe anche non raccogliere tasse se non fosse che le tasse, da pagare in denaro emesso dal sovrano, rendono necessario procurarsi questo denaro, rendendolo a questo punto universalmente accettato (chi lavorerebbe, altrimenti, per ricevere a fine mese qualche pezzo di carta stropicciato?). La MMT ammette il vincolo dell'inflazione, ma mette tritolo sotto al tabù non solo del deficit, ma anche a quello del debito.

In pratica, per il 2019 possiamo ancora vivere anche abbastanza confortevolmente in un mondo che riusciamo faticosamente a capire, quello compreso tra la put e la call di Powell. Le oscillazioni che vedremo quest'anno ci sembreranno ampie e lo saranno, ma non saranno niente rispetto a quello che si staglia sull'orizzonte per il prossimo decennio.
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