In un contesto più disteso e con una Fed più conciliante dovremmo vedere, da manuale, un indebolimento del dollaro e un rafforzamento dell'euro.
Sull'Europa pende però la spada di Damocle dei dazi sull'auto. Tutto avrà un'accelerazione a partire dal 16 febbraio, quando una commissione di studio stabilirà se la difesa della produzione domestica di auto è di interesse strategico per gli Stati Uniti. Alla fine di febbraio, scadenza delle trattative con la Cina, capiremo ancora di più.
Continuiamo a essere dell'idea che sia bene
tenersi pronti a comprare Asia, mentre è il caso di rimanere prudenti prima di comprare Europa ed euro almeno finché non sarà più chiaro l'orientamento di Trump.
Per il momento
il 2019 non si profila come un anno particolarmente pericoloso. Vediamo semmai più nuvole nel 2020, quando il rallentamento americano potrebbe arrivare fino ad un arresto temporaneo della crescita, e nel 2021, quando il corso politico degli Stati Uniti potrebbe prendere direzioni mai sperimentate dai tempi del New Deal.
Non abbiamo nessuna certezza di esiti sfavorevoli, ma la loro semplice possibilità rende opportuno introdurre nei prossimi mesi qualche contrappeso al rischio azionario. Parliamo in particolare dell'oro contro dollaro. Sono molti i fattori che muovono l'oro e non sempre lo muovono nello stesso modo. Tuttavia, in un contesto che dovrebbe vedere dall'anno prossimo un dollaro più debole, qualche difficoltà per l'economia americana e per le borse e tassi stabilizzati o addirittura in discesa, l'oro dovrebbe brillare. A chi si chiede legittimamente se l'
oro abbia ancora la sua funzione storica di deposito di valore facciamo notare che
le banche centrali dei paesi sviluppati si tengono ben stretto l'oro che hanno, mentre quelle dei principali paesi emergenti approfittano di ogni disponibilità finanziaria e di ogni ribasso per comprarne qualche tonnellata.
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