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Recessione

Per quest'anno solo prove tecniche


Circolano due letture dello stallo in corso. La prima, più diffusa e superficiale, è che si tratta di una serie di crisi idiosincratiche, non legate tra loro, che per coincidenza stanno capitando nello stesso momento. Ecco quindi citati i soliti sospetti, Brexit, la chiusura della pubblica amministrazione americana, il contenzioso commerciale tra Cina e Stati Uniti, la corsa a proibire il diesel in tutte le città tedesche (e non solo) e la conseguente necessità di accelerare la riconversione del settore. Tanti problemi locali, insomma, destinati molto probabilmente a essere tutti risolti nel corso dei prossimi mesi.

Donald TrumpLa seconda lettura, che dà ad esempio Richard Koo, è più strutturale e parte dalla considerazione che si cresce poco perché si investe poco e si investe poco perché il ritorno sugli investimenti, in particolare in Occidente, è basso. Le banche centrali non riescono a uscire dalla logica del sostegno alla crescita bassa attraverso le bolle, che però non possono durare in eterno. Se si vuole uscire da questa logica bisogna mettere mano alla politica fiscale, ma se lo si fa poco e male la crescita rimarrà esangue.

Come che sia, una recessione vera, per quest'anno, sembra da escludere. Il perno del sistema, gli Stati Uniti, è ancora solido e una volta che il perno è solido le eventuali difficoltà degli altri non diventano sistemiche. Le crisi che devono preoccupare seriamente i mercati sono quelle che coinvolgono anche l'America, ma non siamo a questo punto. Anzi, il giorno in cui gli statali americani torneranno al lavoro e riceveranno gli arretrati di stipendio ci sarà un'impennata dei consumi. Se questa coinciderà con un rinvio di Brexit, con un compromesso sul commercio con la Cina e con un ritorno alla normalità per l'industria dell'auto tedesca ci sarà una ripresa globale di fiducia e un buon rialzo azionario.

Nel 2020 il rallentamento americano sarà più marcato, ma non sarà lungo, a quanto si può vedere oggi. Anche per l'anno prossimo è dunque difficile ipotizzare una crisi sistemica. Per il 2021 le cose si complicheranno. Tutti i candidati democratici alla Casa Bianca intendono aumentare di molto le tasse e le spese. Nella maggioranza di loro, inoltre, sembra prevalere un deciso atteggiamento antibusiness. Se così sarà, i mercati reagiranno con una maggiore volatilità, ma è presto per capire se questa rifletterà rischi reali di recessione.
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