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Tempi interessanti

È fragile l’economia o sono fragili i nostri nervi?


Un'altra annotazione è che la domanda di reflazione da parte dell'opinione pubblica continua a essere fortissima. Bastò il rallentamento del 2015-16 per fare invocare l'helicopter money, ovvero la monetizzazione di nuova spesa pubblica. Oggi, dopo tre mesi spiacevoli, ma non devastanti, è tutto un parlare di Modern Monetary Theory, ovvero di disavanzi e debito in libera e gioiosa espansione finché non incontrano il limite dell'inflazione. Perfino Powell, in conferenza stampa, ha indicato la sola inflazione come il fattore che potrebbe indurre la Fed a ridiventare restrittiva. Niente più rialzi preventivi, prudenziali. Niente più piena occupazione. Niente più politica monetaria che deve anticipare di uno-due anni il ciclo. La MMT, fino a ieri eresia, è già tra noi e sarà alla Casa Bianca alla fine dell'anno prossimo se un indipendente come Schultz o come Bloomberg non riuscirà a disperdere i voti e a fare rivincere Trump. Il quale Trump, di suo, potrebbe anche cogliere lo spirito del tempo, cosa che spesso sa fare, e ripresentarsi con una piattaforma ultraespansiva ma senza le tasse chieste dalla sinistra.

La MMT non invoca tasse alte. Lo stato, sostiene, non ha bisogno di raccogliere i soldi che spende con le tasse o con i bond, perché può pagare tutto con una semplice scrittura elettronica. Le tasse servono solo come strumento per regolare l'inflazione, alzandole quando è troppo alta e abbassandole quando è bassa.

Il fatto che le piattaforme dei candidati democratici alla Casa Bianca invochino abbondantissimi aumenti di tasse per ricchi e ultraricchi (e per le imprese) non c'entra con la MMT. Va certamente incontro agli umori di una parte degli elettori ma non è al centro delle loro domande, che sono di crescita, spesa e di reflazione. Se il nuovo presidente democratico non riuscirà a produrre crescita, verrà cambiato anche lui e si procederà per tentativi ed errori finché non ci sarà reflazione.

Quello che abbiamo descritto non è uno scenario favorevole per il dollaro. Prima di vedere un rialzo dell'euro occorrerà aspettare la fine della minirecessione europea in corso e la conclusione dei negoziati commerciali con l'Europa che Trump avvierà subito dopo avere concluso quelli con la Cina.

Qualcuno ha sostenuto la tesi suggestiva che la Fed ha bisogno di una borsa forte per potere riprendere ad alzare i tassi da giugno in avanti. In questo caso le prospettive per il dollaro tornerebbero positive. Vedremo, ma in ogni caso nel breve nessuno parlerà di rialzi dei tassi.
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