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Mutamenti

Non è un mondo per mercantilisti


Tutto questo funziona bene nei primi decenni, ma nel tempo gli effetti collaterali si moltiplicano. Il mercantilismo di Giappone, Germania e Cina diventa patologico. Secondo la Banca Mondiale le esportazioni tedesche nel 1970 (quando la Germania aveva completato da un pezzo la sua ricostruzione e non aveva più bisogno di particolari sostegni esterni) costituivano il 16 per cento del Pil, oggi sono il 48 per cento. Naturalmente sono aumentate anche le importazioni, ma il saldo attivo delle partite correnti non è mai stato così alto come oggi.

Il mercantilismo giapponese è stato stroncato con durezza nella seconda metà degli anni Ottanta, quando un'America spaventata e inferocita ha imposto una gigantesca rivalutazione dello yen la cui eco arriva fino a oggi. Germania e Cina, considerate meno pericolose tecnologicamente del Giappone del 1985, sono state lasciate tranquille fino a Trump.

La patologia del mercantilismo si manifesta oggi in vari modi. Uno di questi è la tendenza a mantenere compressa la domanda interna o con un cambio sottovalutato (Germania) o con bassi salari (la Cina fino ai primi anni Duemila). Negli ultimi due decenni la Cina ha in parte corretto questa distorsione alzando i salari reali, ma ha mantenuto una politica di welfare minimo che obbliga i cinesi a risparmiare molto e continua quindi a deprimere la domanda interna.

Un altro aspetto sempre più patologico è la tendenza cinese, evidente nella nuova via della seta, verso forme di conquista di mercati esteri inizialmente morbide, ma poi sempre più soffocanti. Che cosa c'è di più bello, per un Kenya o per un Pakistan, che ricevere chiavi in mano centrali nucleari o ferrovie ad alta velocità totalmente finanziate da prestiti cinesi? Il problema è che poi arriva il conto da pagare. Se non ci sono i soldi si scopre, leggendo le parti del contratto scritte in piccolo, che bisogna cedere alla Cina la propria rete elettrica o magari un porto, che i cinesi potranno trasformare in base militare per la loro marina.

Se il Giappone si è adattato faticosamente a un modello postmercantilista, per Cina e Germania i guai sono iniziati da poco, ma la transizione rischia di essere altrettanto impegnativa.

Per la Cina, che è da mesi in marcato rallentamento, i mercati scommettono su un accordo non troppo penalizzante con l'America nelle prossime settimane. Trump ha bisogno di un successo e la Cina è pronta a parecchie concessioni. Sulle questioni strategiche, in primo luogo la tecnologia, il conflitto rimarrà però latente a lungo e si riaprirà verosimilmente nei prossimi anni. Stiamo vedendo con Huawei quanto può essere distruttiva la potenza di fuoco occidentale.
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