Facebook Pixel
Milano 24-apr
34.271,12 0,00%
Nasdaq 24-apr
17.526,8 +0,32%
Dow Jones 24-apr
38.460,92 -0,11%
Londra 24-apr
8.040,38 0,00%
Francoforte 24-apr
18.088,7 0,00%

Accanimento terapeutico

Ha senso prolungare artificialmente l'espansione?


Ancora prima già il Quantitative easing era stato criticato da una parte non trascurabile degli osservatori e dei mercati come un tentativo disperato e maldestro di tenere in vita un ciclo destinato naturalmente al double dip. Nel tempo il Qe è stato accettato, ma anche i suoi sostenitori della prima ora sono oggi consapevoli degli effetti collaterali non tanto del Qe in sé, quanto di una struttura artificialmente bassa dei tassi prolungata nel tempo.

I tassi reali negativi permanenti alla giapponese e, da qualche anno, all'europea, che pure tengono in vita il ciclo, producono infatti delle tossine. Da una parte impoveriscono seriamente la ricchezza finanziaria privata (pensiamo ai poveri compratori di Bund decennali che, nell'ultima asta, hanno sottoscritto a nominale negativo dello 0.10 e che, con un'inflazione tedesca all'1.5, regaleranno nei prossimi dieci anni il 16 per cento della loro ricchezza alla Germania). Dall'altra parte zombificano le banche, non più in grado di produrre profitti, e, peggio ancora, promuovono un'allocazione inefficiente del capitale, permettendo ai soggetti meno produttivi di rimanere in piedi a danno di quelli più produttivi.

Attenzione, però. Le recessioni, che se contenute producono alcuni effetti positivi di disintossicazione, oltre un certo punto producono a loro volta tossine pericolose. La più letale, sul piano economico, è l'isteresi del mercato del lavoro. Ogni recessione crea dei disoccupati. Se la crisi è breve il lavoro viene rapidamente reimpiegato. Se è lunga, una parte dei disoccupati perde competenze ed esce definitivamente dal mercato del lavoro. A questo punto essendosi ristretto il mercato del lavoro, quando parte la ripresa si raggiunge prima il livello di occupazione che fa scattare l'inflazione salariale. Questo significa che si può crescere meno di prima della crisi.

L'isteresi ci riguarda da vicino perché è un punto di costante frizione nelle discussioni tra Italia e Commissione europea. Questa sostiene infatti che i disoccupati italiani sono diventati permanenti e definitivi, per cui anche un piccolo stimolo fiscale farebbe scattare l'inflazione salariale. L'Italia sostiene ovviamente il contrario.

Un'altra ragione per cui bisogna stare attenti quando si denuncia l'accanimento nel tenere in vita l'espansione è che una recessione avrebbe luogo oggi (o nel futuro prossimo) con uno stock di debito complessivo nel mondo pari a tre volte e mezza il Pil globale. Il mondo non è mai stato così a leva come oggi.
Condividi
"
Altri Top Mind
```