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Minoranze

Che fine hanno fatto i ribassisti e perché c'è spazio anche per loro


In ogni caso, che essere quasi tutti rialzisti dipenda più da fattori antropologici che da circostanze storiche è confermato dal fatto che la prevalenza degli ottimisti (anche un lungo che perde e mugugna, se tiene, o è ottimista o è irrazionale) è sempre esistita, anche in fasi storiche in cui le banche centrali non avevano ancora assunto quel ruolo di animatori del rialzo che hanno esercitato negli ultimi tempi.

Si pensi al caso dell'Italia, dove la borsa vale oggi un terzo di meno rispetto a venti anni fa e in cui la stragrande maggioranza degli investitori è rimasta lunga, ovvero posizionata al rialzo.

Una possibile spiegazione è che i rialzi, generalmente lenti, coprono la gran parte del tempo, mentre i ribassi, molto più veloci, sono brevi. Perfino l'Italia, in questi venti anni borsisticamente infelici (anche se eccellenti per chi ha tenuto titoli di stato a tasso fisso) ha avuto 11 anni di rialzo e solo 9 di ribasso. Questa asimmetria induce molti a pensare che i ribassi siano solo brevi parentesi. Si sta fermi un giro e poi si recupera. Chi è strutturalmente al ribasso, per contro, ha solo brevi parentesi di soddisfazione in una vita complessivamente d'inferno.

La selezione naturale ha fatto il resto. Le specie ribassiste, per sopravvivere, hanno dovuto scendere a compromessi e adottare degli accorgimenti. Molti coprono le loro scommesse al ribasso con altre al rialzo e vanno alla ricerca del valore relativo, l'alpha. Altri, come Fred Hickey (l'autore di The High-Tech Strategist), teorizzano tattiche di guerriglia e comprano put su singole azioni alla vigilia degli utili trimestrali con l'obiettivo di venderle rapidamente, perché in tempi di espansione monetaria anche le brutte notizie vengono dimenticate in fretta. Ci sono poi cavalieri solitari senza macchia e senza paura, come il leggendario Crispin Odey, che per potere proseguire nella loro sfida ribassista al mondo non hanno problemi ad accumulare perdite per anni e anni, animati dalla fede che un giorno riavranno indietro tutto e con gli interessi. E ci sono infine gli statistici alla Nassim Taleb che si giocano i cigni neri con piccole somme e grande leva puntando al colpo grosso.

Come si vede, gli short aggressivi, quelli che non si limitano a cavalcare un ribasso ma cercano di provocarlo (come Soros con la sterlina nel 1992), sono diventati più rari, perché le banche centrali sono diventate più abili nel governare i mercati. I ribassi, quando arrivano, non sono opera loro, ma dei lunghi che smettono di comprare e si travolgono tra di loro cercando di uscire tutti insieme dal mercato. In quelle circostanze, paradossalmente, gli short che si ricoprono finiscono con l'essere gli unici compratori.
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