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La pausa

Scegliere, o borse ai massimi o tagli dei tassi

C'era una volta il Gosplan, il Comitato statale per la pianificazione. Istituito nel 1921, dal 1928 al 1991 redasse i celebri piani quinquennali dell'Unione Sovietica. Ebbe una fase calda e romantica, che coprì la prima metà della sua esistenza, in cui prevalse l'aspetto epico della sfida ai limiti posti dalla natura attraverso quella che venne definita l'industrializzazione forzata. E ne ebbe una fredda e tecnocratica, in particolare durante la stagnazione brezneviana, durante la quale la pianificazione centrale venne presentata dalla propaganda ufficiale come il distillato del socialismo scientifico. Il pianificatore non era più quello che cercava di organizzare il lancio del cuore collettivo oltre l'ostacolo ed era diventato l'ingegnere in camice bianco che con i suoi modelli cibernetici assicurava il raggiungimento efficiente degli obiettivi economici fissati dal partito.

Come finì l'Unione Sovietica è ben noto, ma non toglie che il modello della pianificazione centralizzata, in un Novecento già di suo statolatrico, affascinò non solo i regimi totalitari europei degli anni Trenta, ma anche Roosevelt, che accarezzò in vari momenti l'idea di adottarlo negli Stati Uniti. La seconda guerra mondiale fu del resto il trionfo dell'economia di comando e della militarizzazione dell'intero apparato produttivo.

Dopo la guerra anche in Occidente la voglia di pianificazione passò dalla fase epica a quella tecnocratica. Pur accettando il mercato, la programmazione economica, che ebbe qualche diffusione soprattutto in Europa, cercò di massimizzare la crescita con politiche di investimenti pubblici e di sostegno alla domanda aggregata. Ebbe dei successi innegabili, ma raggiunse il suo limite quando la domanda aggregata cominciò a superare l'offerta aggregata di risorse e iniziò a generare inflazione invece di crescita.

Da allora i policy maker d'Occidente si sono dedicati a gestire il lato dell'offerta, anche qui con successi iniziali (l'inflazione è scesa, la produttività è rimbalzata) seguiti però da problemi nella fase più recente (deflazione, produttività stagnante, risorse inutilizzate). La voglia di pianificazione non è comunque mai scomparsa del tutto e si è semplicemente reincarnata, passando dalla politica fiscale alla politica monetaria.
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