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La questione fondamentale

Tante domande, ma una sola è decisiva

Fino a Hegel e ai suoi epigoni la filosofia ha dato risposte. Giuste o sbagliate che fossero, esprimevano un pensiero forte e talmente sicuro di sé da spingersi a fornire un senso non solo all'universo ma anche al suo creatore. Se oggi si apre una qualsiasi introduzione alla filosofia, si legge che il suo obiettivo non è quello di dare risposte, bensì quello di aiutare a porre correttamente le domande più profonde. Non che cosa sia l'essere, per esempio, ma perché esista l'essere e non il nulla. E così via.

Certo, avere risposte è meglio che avere domande ben poste. D'altra parte, avere domande ben poste è meglio che niente. In questo spirito proveremo oggi a definire la domanda fondamentale che chi investe deve porsi in questo autunno 2019 e, più in generale, in questo autunno del lungo ciclo espansivo iniziato nel 2009 e di cui ancora non è nota la data di chiusura.

Premettiamo che ci sono molte altre domande interessanti. Quando finirà questo ciclo? Sta già finendo? Che ne sarà della montagna di debito accumulata in questi ultimi settanta anni? Esistono strumenti di policy sufficienti per impedire un nuovo 2008? Bisogna davvero vendere tutto e comprare lingotti d'oro per sopravvivere alla prossima recessione? Ha senso avere tutte queste paure quando, con un minimo di riaccelerazione ciclica e con i tassi così bassi, l'azionario potrebbe toccare nuovi massimi l'anno prossimo?

Queste e altre, sono tutte domande importanti e difficili. Una domanda, tuttavia, sta più in profondità delle altre e ha una natura decisiva.
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