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Schwarze null, rote null

Lo zero di Draghi, lo zero di Scholz e quello di Trump


Certo, si è aperto il dibattito sullo zero nero, ma è bene chiarirne subito i limiti. Si discute se rinunciare al surplus, non di andare in deficit. E paradossalmente chi si oppone di più sono i socialdemocratici. Quanto ai Verdi, sono più realisti del re e sono pronti ad accettare solo spese per l'ambiente che non mandino il bilancio in passivo. Uno dei motivi più citati per non spendere è che non bisogna dare il cattivo esempio alle cicale del resto d'Europa, che non aspettano altro che un cedimento tedesco per ritornare alle loro cattive abitudini.

Per fortuna, viene da dire, c'è un terzo zero, quello che invoca Trump sui tassi americani ormai tutti i giorni e al quale una Fed molto riluttante sarà costretta ad avvicinarsi nei prossimi mesi anche per effetto della forza del dollaro. E, a proposito di America, dopo mezzo secolo in cui Bundesbank, Bce e governanti tedeschi hanno fatto le prediche al lassismo fiscale e monetario di Washington, confonde di nuovo la mente che Draghi citi il disavanzo fiscale americano (quasi il 5 per cento del Pil) come esempio luminoso da seguire in Europa.

Tirando le somme, pur con tutti i limiti di cui abbiamo parlato, per i mercati, in particolare azionari, questo è un momento positivo. L'economia globale, nel complesso deludente, comincia a mandare qua e là qualche timido segnale di stabilizzazione e perfino di ripresa. L'inflazione non è un problema. I tassi vanno e continueranno ad andare in una direzione sola. Le curve dei rendimenti si avviano a ritrovare una forma meno minacciosa e quasi normale. La spesa pubblica cresce ovunque, perfino in Europa. Cina e Stati Uniti ribadiscono, quanto meno, di non volere un deterioramento ulteriore dei loro rapporti. A Brexit ci siamo ormai tutti abituati.

Può darsi che, dopo i rialzi di mercato sulla scia di Bce e Fed, ottobre veda qualche realizzo. Inanellare nuovi massimi di borsa ogni settimana metterebbe in serissimo imbarazzo una Fed che si ritrova a dovere tagliare i tassi con la pistola alla tempia. Dopo il consolidamento, comunque, fine anno, come sempre, sarà un momento di consuntivo e profitti stabili si confronteranno con tassi molto più bassi, giustificando multipli più alti.

Per i bond, la fase di consolidamento è già iniziata, ma non si tratta ancora di una inversione di tendenza.
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