Oggi, marzo 2020, la borsa ha recuperato quello che ha perduto in febbraio, ma la volatilità rimane molto alta. La luna di miele per Pence si preannuncia breve e agitata. La sua sarà una presidenza brevissima, molto più breve dei due anni e mezzo di Ford dopo Nixon. E tuttavia non tutto è perduto per i repubblicani, anzi. Pence, come tutti i vicepresidenti, ha svolto bene il suo compito principale, che era quello di non fare ombra al presidente, ma non ha passato il tempo occupandosi di nobili cause come la lotta alla droga o la difesa delle specie protette, bensì allargando la sua base di potere, già forte nell'America devota e conservatrice, all'apparato militare-industriale e a parte del Deep State. Tra lui e la Warren i giochi sono aperti e lo saranno ancora di più se tra i due, dopo l'uscita di scena di Biden, ritornerà in corsa un centrista come Bloomberg.
Fantapolitica? Certo, ma possibile. Abbiamo provato a disegnare uno scenario ancora poco scontato dal mercato, ma in realtà verosimile, come verosimili potrebbero essere nei prossimi mesi molti altri esiti. Mancano 14 mesi alle elezioni ma il clima politico è già molto caldo e non è difficile immaginare per il 2020 uno scontro senza precedenti nell'ultimo secolo di storia americana.
Sbilanciarsi oggi in un senso o nell'altro in previsione di questo o quell'esito non ha nessun senso. I sondaggi, l'unico strumento in mano al pubblico, sono tanto più inaffidabili quanto più acuto è lo scontro politico.
Nessuno ha veramente idea di come voteranno gli americani e soprattutto di quanti andranno a votare, il vero fattore decisivo.
Quello che ha senso fare oggi è interiorizzare la dispersione delle alternative possibili e la loro radicalità. È difficile farlo in un contesto in cui tutto sembra invitarci a fare l'opposto, a ipotizzare cioè il mantenimento all'infinito di questa nicchia protetta dalle banche centrali che tutto sembrano cercare fuorché una debolezza dei mercati. È la ricorrente illusione di avere trovato il sistema per farla franca e evitare la mortalità dei cicli storici, politici ed economici.
In pratica tutto questo significa non dare troppo peso alla volatilità dei prossimi tre-quattro mesi ma darne molto a quella che potrà arrivare dopo. Poiché tra gli scenari possibili ci sono anche quelli favorevoli non si tratta di ridurre drasticamente qualsiasi esposizione al rischio, anche perché oggi tutto è a rischio, incluso il cash a tassi negativi. Si tratta dunque di diversificare il rischio e avere una parte di portafoglio pronta a funzionare bene in caso di recessione e un'altra che funzioni in caso di reflazione e riaccelerazione.
Vasto programma, ma abbiamo ancora tempo per disegnarlo.
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