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Nel caso improbabile (1/2)

Da dove potrebbe arrivare la prossima recessione?


Concludiamo questa prima parte dando un'occhiata alle stime di probabilità di una recessione l'anno prossimo che circolano tra gli economisti e nel mercato. Colpisce l'enorme dispersione di queste stime.

La Fed di St.Louis, che si è dotata di un modello piuttosto robusto che include variabili sia macro sia finanziarie, assegna un quasi inesistente 3 per cento di probabilità a una recessione nei prossimi dodici mesi. La Fed di New York, con un modello centrato sulla curva dei rendimenti, decuplica le probabilità e le porta a un 30 molto volatile. Più o meno sugli stessi livelli sono i modelli di Morgan Stanley, Goldman Sachs e Bloomberg Economics.

Da parte sua, Ben Bernanke, alla fine dell'anno scorso, pronosticò per il 2020 un momento alla Wile E. Coyote (disse proprio così) per l'economia americana. Dopo la corsa veloce che ha accompagnato i primi due anni successivi alla riforma fiscale una breve recessione sarebbe stata fisiologica. Da allora Bernanke non è più tornato sul tema.

A parte Jeffrey Gundlach, che assegna una probabilità del 75 per cento, la cosa più interessante è che secondo alcuni in recessione ci siamo già. Lo dicono ad esempio Gary Shilling e David Rosenberg, due economisti spesso controcorrente e spesso, a conti fatti, dalla parte della ragione. La decelerazione dei consumi (il 70 per cento del Pil americano) e l'errore della Fed l'anno scorso sono da loro indicate come le cause più vicine.

Staremo a vedere, anche se al momento quello che si vede è ancora solo un rallentamento, non certo una recessione.

La prossima settimana proveremo a vedere se ci sono ancora strumenti per contrastare un'eventuale recessione, cosa potrebbe accadere in Europa e le conseguenze per i mercati. Spingeremo anche lo sguardo sul 2021.

Nel frattempo, se vogliono, le borse hanno tutte le scuse per non scendere e per salire ancora un po', trainate dalla liquidità che una Fed spaventata dai suoi errori sta immettendo con un'aggressività vista raramente anche nei momenti più bui.

E così intorno al 15 dicembre festeggeremo il rinvio dei nuovi dazi già rinviati in settembre da Trump. Poi si parlerà del rally di fine anno, poi di quello di inizio anno e poi si attenderà con trepidazione e grandi speranze l'incontro a Davos a fine gennaio tra Trump e Xi, dove potrebbe essere finalmente firmato l'accordo sulla Fase Uno.
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