La norma di fatto, poi, comporta per la sua applicazione attuativa l'estensione all'odv il ruolo di elemento esimente che, nei fatti, non viene mai preso in considerazione nonostante la norma ne faccia specifica indicazione, ad eccezione dei due casi indicati.
Di conseguenza l'osservazione dell'idoneità ha portato paradossalmente ad orientare il giudizio di idoneità solo sulla stesura formale del modello (
idoneità formale) ma non sull'aspetto operativo (
idoneità operativa) con effetti negativi al fine di generare comportamenti rispettosi della norma ed a selezionare le aziende virtuose dalle altre. La mancata valutazione dell'aspetto operativo è determinante per esprimere un giudizio di idoneità che deve sottostare al contesto probabilistico e non deterministico in cui si svolge ogni attività dell'uomo.
La palese limitazione della finalità della norma è dipesa da un
mancato contraddittorio tra le parti giuridiche ed aziendali, gli ordini professionali non hanno creato le condizioni di un dibattito di confronto, forse limitate da una forma di sudditanza nei confronti di una giustizia che da parte sua mostra ancora lacune culturali sui temi nuovi della finanza -
rating, spread, derivati, prodotti tossici... - delle frodi contabili in tema di falso in bilancio, delle conseguenze sul corretto funzionamento dei mercati (
market abuse) ed altro ancora.
L'estensione ai reati contabili e fiscali tramite la loro estensione alla 231 crea un ulteriore disordine interpretativo perché la vigilanza sul modello da parte dell'odv
si sovrappone a quella del collegio sindacale ed a quella della società di revisione, se presente:
chi vigila chi? Questo disordine interpretativo mostra chiaramente come il
legislatore sia lontano dalla realtà e contribuisce a farla diventare un "sudoku" inestricabile e mortale; le questioni poste da questa sorta di mostro giuridico finiranno per creare un
conflitto perenne tra magistratura ed aziende messe nella condizione di non capire quale linea difensiva adottare per essere "idonee".
Questa asimmetria tra realtà e norma ricorda la terra fluttuante di "Laputa" che ne "I viaggi di Gulliver (J. Swift, 1726) è abitata da studiosi di musica e matematica del tutto inetti sul piano pratico. Gli scienziati (!!!) di Laputa si dedicano infatti a studi assurdi e improbabili che dimostrano come il sapere teorico sia del tutto inutile se non ha effettive ricadute pratiche.
La riduzione del disordine morale che sembra avere cancellato il settimo comandamento "non rubare" si affronta con un'attenzione a creare un senso pubblico di ordine morale ma non con un effluvio di norme spesso incomprensibili.
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