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In alta quota

Indispensabili esperienza e una buona attrezzatura


E non ci sono solo i rischi noti, dicono ancora i vecchi, ma anche quelli ignoti, potenzialmente ancora più insidiosi. Abbiamo appena avuto un esempio con l'Iran, che nessuno aveva previsto. È finita benissimo, per ora, e non ci sarebbe stata comunque nessuna terza guerra mondiale. Se però andiamo a pensare ai danni che l'interminabile attesa di un conflitto locale e circoscritto produsse nei mercati prima delle due guerre del Golfo (1990 e 2002-2003) vediamo che con queste cose non si scherza. E anche senza guerra guerreggiata, un livello di tensione intermedio fatto di provocazioni e rappresaglie anche modeste sarebbe stato sufficiente a costituire per i mercati il tormentone del 2020, sostitutivo di quello con la Cina che si chiuderà la settimana prossima con la firma dell'accordo alla Casa Bianca.

E non dimentichiamo completamente che l'Iran ha promesso 13 azioni di rappresaglia, e finora ne ha realizzata solo una. Nello sciismo duodecimano il 13 è un numero escatologico e messianico. Il tredicesimo Imam, il Mahdi, verrà alla fine dei tempi per la battaglia finale contro il Male, incarnato oggi dal Grande Satana americano. Certo, l'Iran è in questo momento frastornato, ma la strategia rimane intatta (l'atomica per evitare la fine dell'Iraq e l'egemonia su tutto il Grande Levante da Kabul a est fino a Damasco a ovest e ad Aden a sud). L'Iran gioca su tempi ancora più lunghi di quelli cinesi. L'America, come la Gran Bretagna imperiale, ha solo una strategia di divide et impera.

Come fare allora per continuare a scalare la montagna del rialzo degli asset finanziari limitando i rischi fatali? Si può diversificare il portafoglio e tenere ad esempio il 60 sui temi di consenso (azionario in primo luogo), il 10 in liquidità e il 30 su temi alternativi come l'oro, i titoli del Tesoro americani, il franco svizzero e lo yen. Non è detto che il 60 e il 30 siano inversamente correlati in termini di performance. In un mondo di liquidità abbondante possono anche fare bene entrambi, come è successo nel 2019. In un mondo sotto pressione, il 30 può attutire e compensare il 60.

Il 60, a sua volta, può essere riorientato almeno in parte verso i mercati meno cari, in particolare l'Asia e gli emergenti, penalizzati fino a ieri dal conflitto commerciale e dalla forza del dollaro. Anche l'Europa non è cara, ma un'eventuale rivalutazione dell'euro nella regione del mondo che più dipende dalle esportazioni, limiterà a un certo punto il potenziale delle borse europee. Dal canto loro, i titoli del settore industrial-militare, per quanto poco ESG, possono avere anch'essi un ruolo da giocare nei portafogli. Dopotutto, la corsa al riarmo è globale ed è destinata ad accelerare nei prossimi anni.

(Foto: Bigandt.com Mikkel Bigandt - stock.adobe.com Troels Kjems)
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