Le terre emerse erano meno estese di oggi (non c'era ghiaccio e il livello del mare era più alto) ma erano coperte da una vegetazione lussureggiante, favorita dagli altissimi livelli di CO2. La vegetazione scese invece ai minimi durante la
glaciazione di 18mila anni fa, quando la CO2 toccò il minimo storico di 180 unità. Se fosse scesa a 150, la vita vegetale (e quindi animale) si sarebbe estinta. A proposito di glaciazioni, se l'ipotesi di due gradi in più evoca scenari apocalittici, a che cosa si dovrebbe pensare nell'ipotesi di una Terra coperta di ghiacci e con 10 miliardi di persone da sfamare? Se il
riscaldamento globale ha qualche merito, quello di ritardare e mitigare la prossima glaciazione è il maggiore.
La Grande Ossidazione, il
passaggio dal predominio della CO2 a quello dell'ossigeno, richiese cento milioni di anni. Possono bastare i cento anni di industrializzazione (più gli otto che ci restano secondo le visioni più radicali) per compiere il cammino inverso? Certo, il principio di precauzione impone di rallentare la tendenza al rialzo della temperatura per verificare che non abbia effetti non controllabili, ma questo non significa automaticamente che grandi disastri siano alle porte.
Tornando alle
correlazioni tra fenomeni,
è evidente quella tra l'accelerazione del riscaldamento globale (che, ricordiamo, è un piccolo uptick in un megatrend di raffreddamento che dura da mezzo miliardo di anni)
e la globalizzazione. Negli ultimi vent'anni, come fa notare Al Gore, l'Europa ha aumentato le emissioni (la Germania è passata dal nucleare al carbone), ma l'America le ha diminuite di altrettanto, passando dal carbone al gas naturale.
Chi ha fatto impennare i livelli di CO2 sono Cina e India, grandi utilizzatrici di carbone e destinate a un forte ulteriore aumento delle emissioni. Avete fatto i vostri comodi per un secolo e mezzo, rispondono a chi le sollecita a ridurle, ora non pretendete troppo da noi.
Che ci sia un
intreccio tra ambiente e globalizzazione è confermato dal
Green Deal europeo, che nella lettura del Financial Times ha come nota dominante una forte componente di protezionismo, che si articola su due livelli. Il primo è l'istituzione di
standard ambientali per i prodotti più importati. Il secondo è l'istituzione di una
carbon border tax, che imporrebbe dazi in funzione della CO2 incorporata nei vari prodotti provenienti dall'esterno dell'Unione.
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