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L'importanza della qualità


Un terreno su cui è invece certamente presente uno squilibrio è quello delle politiche monetarie. I numerosi critici fanno notare che i tagli dei tassi non curano le epidemie e gli shock da offerta. Se non mi arriva un componente dalla Cina (e tipicamente prodotto solo in Cina), non mi riappare miracolosamente grazie ai tassi più bassi o a un Quantitative easing più aggressivo. Vero, ma, come fa notare David Zervos, a nessuno verrebbe in mente di alzarli, i tassi, nel bel mezzo di un disastro naturale o di un'epidemia. Senonché un ribasso delle borse e un rialzo degli spread di credito come quelli che abbiamo visto in questi giorni costituiscono quello che viene chiamato un restringimento delle condizioni finanziarie e nella fattispecie corrispondono più o meno a un rialzo dei tassi di 50 punti base. Più che giusto, quindi, cominciare a riportare i tassi di fatto almeno al livello precedente lo shock.

L'unico modo sicuro per rimediare agli shock da domanda, d'altra parte, sono politiche fiscali di spesa. Investimenti urgenti nella sanità (ospedali da campo, reparti specializzati, personale medico) sarebbero sacrosanti. Sono cose che si fanno velocemente in tempo di guerra e non si vede perché debbano essere fatte lentamente in tempo di pace. Per il momento gli interventi fiscali in giro per il mondo sono contenuti, ma cresceranno nelle prossime settimane.

Da quanto abbiamo visto emerge che gli effetti più rilevanti dell'epidemia saranno non sul piano macro (che pure verrà colpito duramente, anche se temporaneamente) ma sul piano micro. Ci saranno spostamenti rilevanti di domanda pubblica e privata da un settore all'altro mentre, sul piano dell'offerta, sarà più rapido l'abbandono della filiera produttiva unica globale e rinasceranno filiere regionali che erano state smantellate.

In pratica, quindi, più di un radicale stravolgimento dei pesi delle asset class in portafoglio, sarà necessaria un'attenta verifica dei singoli componenti. In un contesto recessivo di un paio di trimestri si può legittimamente decidere di non vendere e di aspettare la ripresa, che potrà essere forte, ma si deve essere ragionevolmente sicuri sulle capacità dei singoli debitori e delle singole società di rimanere in piedi senza troppi danni permanenti. È il momento della qualità, quindi. Attenzione ai settori difficili (energia, materie prime, line aeree, turismo), dove ci si dovrà concentrare sui nomi più solidi. Attenzione agli emergenti più deboli (quelli di frontiera, non quelli generalmente presenti nei portafogli).
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