È difficile cogliere in tutta la sua
grandiosità la massa degli interventi economici già decisi in America. C'è in primo luogo un
Quantitative easing illimitato (che al momento si traduce in mezzo trilione alla settimana dedicato ad acquisti di titoli del Tesoro e ad altri interventi a sostegno della liquidità). Ipotizzando acquisti di Treasuries simili a quelli seguiti alla Grande Recessione il bilancio della Fed potrebbe facilmente raddoppiare e passare dal 20 al 40 per cento del Pil. Niente di inesplorato, qui, la Bce era già sopra il 40 prima che scoppiasse l'epidemia.
Accanto agli interventi monetari ci sono poi quelli fiscali. I due trilioni in via di approvazione in Congresso includono
misure di sostegno per le famiglie e prestiti agevolati a settori in crisi. Ma la parte che piace di più ai mercati è quel mezzo trilione che verrà verosimilmente decuplicato dalla Fed e che verrà destinato alla
costituzione di veicoli misti Tesoro-Fed (il Tesoro l'equity, la Fed il debito finanziato con creazione di base monetaria) che acquisteranno vari strumenti monetari e obbligazionari con scadenza fino a 5 anni. Sarebbero, a regime, quasi 5 trilioni di sostegno al mondo obbligazionario. In totale, tra fiscale e monetario, siamo nell'ordine di grandezza, solo in America, della decina di trilioni.
In Europa, al momento siamo molto più indietro, con un trilione di Qe sul lato monetario (cui vanno aggiunti i rifinanziamenti per le banche), e meno di due trilioni di misure fiscali decise a livello nazionale.
Le misure tedesche, in particolare, sono razionali e astute. Razionali perché, con la nuova garanzia pubblica sui crediti, le banche possono tenere in vita le imprese che, a loro volta, possono continuare a pagare gli stipendi sui quali i dipendenti continueranno a versare le tasse. In questo modo tutto il circuito economico rimane in piedi come prima anche se è fermo. Le misure sono anche astute perché le garanzie sui crediti bancari (mezzo trilione di euro) non creano debito pubblico aggiuntivo ma sono
contingent liabilities (il debito verrà contabilizzato se e quando i crediti garantiti non saranno più esigibili).
La pioggia di trilioni da una parte e l'esaurirsi delle vendite da panico con il manifestarsi dei primi segni di stabilizzazione hanno creato negli ultimi giorni un movimento di segno opposto, un'urgenza di entrare nel mercato da parte degli investitori più liquidi, tra cui quelli che avevano abbandonato i mercati prima della grande galoppata finale del bull market tra settembre e febbraio. Questi compratori sono ovviamente benvenuti, perché l'ultima cosa di cui ha bisogno l'economia globale in questo momento è un avvitamento dei valori finanziari che acceleri l'ondata deflattiva e l'uscita di scena di molti operatori economici.
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