Da quanto abbiamo visto emerge la non pericolosità, in termini di inflazione, della
pioggia di trilioni che sta per essere versata sulle nostre economie. Vedremo presto che
sarà anzi necessario fare di più sul piano fiscale, soprattutto in Europa. Qui la Germania ha messo a posto sé stessa bene e aggressivamente, ma forse proprio per questo ha ora poco incentivo a varare anche per l'Europa un programma di qualche respiro. Il compromesso che si profila è un collage di provvedimenti presi con il braccio corto e con l'idea centrale di evitare qualsiasi trasferimento di ricchezza da nord a sud. Si pensi per fare un esempio al
Sure, il programma europeo di sussidio ai disoccupati. Sono anni che se ne discute come primo possibile nucleo di un'unione dei trasferimenti, ma ecco che, nel momento del bisogno, si torna indietro e lo si trasforma, nella versione che sta circolando, in un ennesimo credito dal centro agli stati membri, che un giorno dovranno restituire tutto fino all'ultimo centesimo.
Non è certo così che funzionano i sussidi di disoccupazione federali in America, erogati a fondo perduto e distribuiti in questi giorni ai sei milioni di nuovi disoccupati creati nelle ultime due settimane dalla crisi.
Venendo ai mercati, stabilizzati i corporate bond di qualità, ora sono
le borse che cercano un equilibrio. Dopo il grande panico dei venditori e il successivo piccolo panico dei compratori i mercati si apprestavano a riprendere un lento scivolamento verso i minimi nel corso di questo difficilissimo aprile quando Trump ha deciso di provare a prendere in mano la questione del petrolio, lasciata finora alla
forse finta guerra tra Russia e Arabia Saudita che è certamente anche una
guerra vera ai produttori americani di shale oil. In un mercato teso e preoccupato, fare tornare il greggio a livelli che non implichino l'uscita di scena di molti produttori americani (spesso altamente indebitati) avrebbe un grosso effetto psicologico positivo.
Per il momento il massimo che possiamo sperare resta in ogni caso il mantenimento del trading range delle ultime settimane con una graduale riduzione della volatilità.
I tempi della crisi sono i tempi americani. La riduzione dei contagi in Italia, se confermata, sarebbe un fattore importante ma non decisivo. Perché ci sia l'inizio di una svolta occorrerà ancora qualche settimana.
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