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Proposta di uno shock fiscale per la ripartenza dell'Italia

Dimezzare tasse e imposte per rendere efficace il sistema Conte dei prestiti alle imprese e far ripartire l'economia italiana


Tale riduzione potrebbe "riposare" proprio sul solco creato dalla situazione contingente, che oltre a determinare difficoltà straordinarie dovrebbe liberare (e, in concreto, sta già in parte liberando) risorse straordinarie anche alla luce della possibilità concessa dall'Europa di sforare i canonici limiti del deficit di bilancio. Una auspicata drastica riduzione del carico fiscale già sui redditi del secondo semestre del 2020, che in astratto potrebbe comportare un costo per la finanza pubblica, sarebbe finanziata proprio dalle nuove risorse derivanti dalla contingenza attuale e giustificata quale misura per limitare i danni dell'emergenza epidemiologica in atto.

Dimezzamento delle aliquote di impostaRagioniamo concretamente. La nostra proposta è di realizzare un dimezzamento uniforme di tutte le aliquote di imposta sul reddito da lavoro, sul reddito delle società e sulle attività produttive (IRPEF, IRES e IRAP) del secondo semestre 2020. Si tratterebbe di un intervento avente un impatto sicuro, immediato e notevole sulla possibilità di ripresa dell'economia reale, sulla produzione e sulla occupazione, sulla capacità di spesa degli italiani. Una tale ondata di liquidità, seppur subordinata al lavoro e alla produzione, verrebbe parzialmente reintrodotta in circolazione con effetto immediato.

Prendendo in esame il gettito nazionale da IRPEF, IRAP ed IRES, infatti, è facile determinare il possibile onere di un taglio drastico. Nel 2019 il gettito è stato di 250 miliardi di euro, di cui 192 per IRPEF, 34 per IRES e 25 per IRAP (dati tratti dal MEF). Ipotizzando, su basi puramente astratte tenuto conto del brusco calo del PIL a cui si andrà incontro, che nel 2020 vi sarà lo stesso gettito del 2019, dimezzare il gettito per un semestre equivarrebbe a ridurre il gettito annuale di 1/4, ovvero 62,5 miliardi di euro. In realtà, tale entità dovrebbe fare i conti sia con un realistico calo significativo del PIL 2020 rispetto al 2019 sia con la potenziale ondata di liquidità recuperata dai benefici sull'economia reale. In sintesi, ci aspettiamo che il costo di una simile iniziativa possa essere compreso tra 50 e 60 miliardi di euro, prima di un eventuale recupero dovuto ai benefici immediati sul PIL.

A nostro giudizio, un'iniziativa di tale entità potrebbe essere realisticamente sostenuta mediante ulteriore deficit e/o con l'aiuto dei potenziali contributi europei in discussione in queste stesse date. Se lo shock indotto da tale riduzione determinasse gli effetti sperati con una conseguente inversione di tendenza sul PIL, destinato a un calo storico, l'eccezione potrebbe assurgere a regola.

La nostra proposta è di inserire già un possibile meccanismo di estensione di tale misura al 2021 subordinato alla verifica dei risultati sul PIL del secondo semestre, che andrebbero a determinare una possibile riduzione significativa del costo stesso dell'iniziativa oltre che segnare una storica inversione di tendenza.

Che lo shock, allora, sia preso in seria considerazione. Che la ripartenza possa avere presto inizio.


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* Jacopo Vavalli è avvocato del Foro di Roma (socio dello Studio Zito Vavalli & Partners), docente presso la Scuola Nazionale dell'Amministrazione in materia di contratti pubblici.
** Diego Palano è un ingegnere con Master presso il Massachusetts Institute of Technology, con esperienza in The Boston Consulting Group e poi nel settore del web come imprenditore (Dalani.it, Facile.it), investitore e advisor



(Foto: © lucadp / 123RF)
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