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Ritornare alle banche commerciali di prossimità: una risposta alla ripartenza

Ritornare alla banche del territorio significa ritornare alle radici manifatturiere di artigiani e di piccole e medie imprese che sono state da sempre la nostra forza

Il sistema del credito è stato da sempre fondamentale per legare i risparmi alle attività produttive e di consumo; il sistema del credito italiano rappresentato dagli istituti di credito nel nostro paese ha sempre svolto un ruolo determinante per raccordare e legare i risparmi del territorio agli investimenti sul territorio. Da questa cultura dell'economia reale e solidale erano nate le Casse di Risparmio che con il decreto Amato – Ciampi si sono scorporate in fondazioni e soggetti di credito legati al mercato in senso più ampio. Lo scorporo avrebbe dovuto facilitare un'azione meno legata agli interessi della politica che aveva finito per dare indicazioni di sviluppo spesso legate ad interessi particolari.

Ma la separazione avviene nel decennio in cui si afferma la finanza speculativa, più lontano dall'economia reale e legata al "creare valore per gli azionisti" e meno per il territorio il contrario delle precedenti finalità.

Alan GreenspanIl totale cambiamento nel sistema del credito avviene per il perseguimento esclusivo dell'interesse finanziario del valore della banca e dei dividendi distribuibili, ma non per creare valore del territorio. L'inizio della prevalenza della speculazione che soffoca l'economia reale avviene nel 1999 quando il governatore della FED, Alan Greenspan, dichiara finito il tempo della prudenza, del risparmio a favore del consumo a debito; salta il raccordo tra speculazione ed economia reale con la definitiva cancellazione della separazione tra banche commerciali che operano nel lungo tempo e legate alle attività manifatturiere, e quelle d'affari che operano in una logica di breve legate all'attività speculativa che viene slegata da ogni vincolo (il neoliberismo assoluto).

La rivoluzione finanziaria diventa globale, priva di controllo e cambia le regole produttive di paesi come il nostro, così ci dimentichiamo le radici manifatturiere e contadine improvvisandoci finanzieri senza averne il DNA ed il potere. Il mantra "creare valore per gli azionisti" giustifica l'uso spregiudicato di strumenti finanziari tossici tali da bruciare il capitale di troppi istituti di credito con valori finanziari gonfiati e crediti inesigibili; la rincorsa alla distribuzione dei dividendi finirà per intaccare le riserve di capitale netto usate per aumentarli. Indebolendoci diventiamo preda di operatori esterni e dei mercati "razionali", il debito pubblico cresce ma diventa oggetto di sistematica speculazione, per la parte in mano a soggetti esterni al paese. La perdita dell'autonomia mina il sistema sociale ed economico rendendo difficile capire il come ripartire lasciando spazio ad una confusione e contraddittorietà infinite.
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