Ci piace pensare che lo scenario sarà il primo e che gli anni Venti costituiranno un grande esperimento non solo di reflazione monetaria e fiscale ma anche di crescita reale.
Parliamo di un esperimento nato dalla frustrazione per la stagnazione secolare già evidente da qualche anno e dalla disperazione creata dalla più grande recessione dell'ultimo secolo, quella che stiamo vivendo. Dopo tutto le montagne di soldi che i governi stanno destinando al sostegno delle imprese sono in gran parte destinate ai settori tradizionali.
Ci sono naturalmente
da controllare le particolarità di ogni singolo settore. Quello dell'auto è il più interessante, perché è un groviglio di contraddizioni. Demonizzata se a trazione fossile, angelicata se elettrica, destinataria di multe e di vessazioni normative nel decennio scorso e di miliardi di aiuti in questo, destinata a un declino terminale fino a tre mesi fa e risorta oggi come unica alternativa, insieme al monopattino, ai pericolosi mezzi pubblici, l'auto non è necessariamente quel caso disperato che sembrava essere.
In generale, in ogni caso, lo scostamento di performance borsistica tra tecnologia e resto del mondo ha raggiunto livelli tali da rendere prudente, quanto meno, un riequilibrio dei portafogli. Gerard Minack ha calcolato le performance di quello che
Albert Edwards chiama l'SP 494 (ovvero lo Strandard and Poor's 500 senza i sei mostri sacri della tecnologia) e ha scoperto che ha gli stessi livelli di profitto del 2014 e che quest'anno ha performato esattamente come le altre borse. Certo, il permanere di tassi bassi che possiamo ben immaginare per il prossimo futuro sarà propizio per i titoli di crescita, ma lo squilibrio tra queste sei società e il resto dell'economia sta cominciando a diventare visibile anche al più distratto dei politici. Né Trump né Biden vorranno privarsi di campioni nazionali così preziosi in un'economia fragile e in una guerra fredda con la Cina, ma qualche azione di contenimento, o quanto meno di sostegno ai concorrenti, è ogni giorno più probabile. Quanto al resto dell'economia, è lì che si rovesceranno i trilioni di aiuti pubblici di ogni tipo.
In pratica si può considerare uno spostamento di peso verso i ciclici per i prossimi due-tre mesi. Poi, in attesa di capire che tipo di ripresa si profilerà per i prossimi anni, si potrà tornare a un portafoglio pesato sugli indici.
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