Su questo mondo stremato, ma stabilizzato dai giganteschi interventi fiscali e monetari, sono poi calati i dieci milioni di
Robinhooders, i nuovi guerrieri in pigiama che, armati di una piattaforma di trading gratuita (Robinhood),
hanno giocato in borsa il sussidio di 1200 dollari graziosamente concesso dalle tipografie di banconote del Tesoro, a sua volta supportato dalla Federal Reserve. Nello spirito di frontiera dei trader dotcom del 1999, i nuovi barbari si sono prima mimetizzati comprando, come tutti, i tecnologici. Poi, veloci come Attila, hanno invaso le praterie dei ciclici. I più bellicosi si sono messi a correre nei campi minati dedicandosi ai titoli delle società appena entrate in amministrazione controllata, solitamente hortus conclusus degli specialisti di private equity, arrivando in certi casi a decuplicarne il valore di borsa.
Chapeau ai Robinhooders, che hanno saputo cogliere l'attimo meglio dei professionisti che li hanno dovuti inseguire e meglio dei Buffett che sono rimasti alla finestra paralizzati. Chapeau e auguri, perché la loro stagione si profila, come sempre, intensa ma breve. Organicamente rialzisti, avranno anche loro qualche problema a gestire la volatilità, soprattutto se a leva. La loro missione storica è terminata e al prossimo giro di rialzo saranno i professionali a riprendersi in mano il gioco.
Mentre la stagione dei ragazzi del 1999 (e dei loro figli) si avviava a toccare il suo punto più alto, i ragazzi del 1968 tornavano sulla scena. Caricata come una molla dal confinamento da Covid, l'America è tornata a combattere nelle piazze la guerra civile culturale che la dilania dall'inizio degli anni Sessanta. L'ha fatto carica di rabbia ma anche, guardando le cose dalla gelida Europa, di energia.
Molti storici hanno allora paragonato il 2020 con il 1968. Anche allora le rivolte nei ghetti, una società profondamente divisa e radicalizzata, un'epidemia più devastante di Covid (cui peraltro si badò poco), una Casa Bianca assediata e un candidato Law and Order che si presenta come ultima difesa dall'anarchia. Quella volta Nixon (l'uomo che vide in Trump un futuro presidente) conquistò la Casa Bianca, mentre il Dow Jones riuscì a concludere l'anno con un rialzo del 4 per cento. Questa volta non lo sappiamo.
Sappiamo che
i mercati dovranno a un certo punto tornare a pensare alla politica americana perché Trump, per farsi spazio, tornerà a occuparsi molto di Cina (dichiarando di fatto decaduto l'accordo di dicembre e alzando i dazi) e perché Biden, se eletto e se dotato di maggioranza anche al Senato, cancellerà i tagli di imposte del 2017-18 e riporterà indietro di 20 dollari gli utili per azione dell'SP 500. Il rialzo delle imposte sarà graduale, per non stroncare sul nascere la ripresa post-Covid, ma il messaggio sarà chiaro e sarà antibusiness su tutta la linea.
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