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I neofrugali

La ripresa sarà graduale, prudente e sobria


I dati sui consumi in Cina e in America sembrano confermare questa idea. In Cina, benché a un certo punto l'epidemia sia stata dichiarata ufficialmente e solennemente conclusa, non c'è stato nessun momento di euforia, la domanda arretrata si è manifestata per meno di un mese e i consumi, in generale, continuano a essere sotto al livello precedente la crisi. Il governo ha cercato di incentivare la ripresa dei consumi imponendo ai centri commerciali di rimanere aperti anche di notte e autorizzando chiunque a posare uno straccio sul marciapiede e a venderci sopra qualsiasi cosa, ma queste politiche dell'offerta non hanno avuto particolare successo nell'attirare la domanda. La causa strutturale è che la Cina ha raggiunto il limite di quello che possono fare le politiche dell'offerta e deve decidersi a stimolare i consumi privati (e non solo gli investimenti pubblici), ma è sicuramente presente anche il nuovo senso di frugalità di cui stiamo parlando.

In America il fenomeno è ancora più sorprendente. Da due decenni circola tra gli economisti e nei mercati una massima. Mai sottovalutare il consumatore americano e la sua voglia di spendere. Questa massima fu coniata nel 1998, quando il mondo si trovò sull'orlo di una recessione globale e fu salvato dalla insaziabile propensione al consumo degli Stati Uniti.

Questa volta però qualcosa si è inceppato, almeno per il momento. Gli americani risparmiano come non hanno mai fatto e non mostrano un particolare desiderio di tornare a spendere. Jefferies ha commissionato un sondaggio tra i consumatori e tra le tante cose interessanti una balza all'occhio. Mentre in maggio, quando il momento di massima preoccupazione per Covid era già alle spalle, il 52 per cento aveva comunque deciso di passare a casa le vacanze estive, oggi (il sondaggio è recentissimo) la percentuale è addirittura salita al 60.
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