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La fine del mondo che conosciamo e l'alba del nuovo


Questa volta però la sfida della tecnologia non sembra richiedere un approccio liberale per dispiegare i suoi effetti. I suoi aspetti orwelliani sembrano addirittura favorire i regimi chiusi e illiberali, che hanno meno vincoli nel portarla alle estreme conseguenze. Al punto che Shvets ipotizza una lunga fase in cui anche le società occidentali assumeranno tratti sempre più illiberali ed elitari per non indebolirsi troppo rispetto alla Cina.

Se Dalio e Shvets tratteggiano un mondo sul viale del tramonto, Stephanie Kelton, nel suo The Deficit Myth molto atteso e appena pubblicato disegna con l'ottimismo dei vincitori la prossima fase storica. La Kelton è uno dei massimi esponenti della Modern Monetary Theory, che nel libro espone con la chiarezza della grande divulgatrice.

The Deficit Myth scioglie nell'acido la mitologia dello stato che va gestito come si gestisce un bilancio di una famiglia o di un'impresa, del debito pubblico che peserà sulle spalle di figli e dai nipoti, del denaro che non cresce sugli alberi e dei vincoli di bilancio che impediscono di spendere quello che non è stato raccolto con le tasse. L'unico vincolo, dice la Kelton, è l'inflazione, mentre il debito, come tale, aumenta le risorse a disposizione dell'economia senza togliere nulla al settore pubblico.

Per la Kelton siamo dunque alla vigilia di un nuovo New Deal che mobiliterà risorse finora inutilizzate e darà lavoro e reddito alle fasce di reddito più basse senza per questo penalizzare le fasce più alte (se non per espliciti obiettivi di livellamento sociale).

Se perfino l'Europa ha abbandonato l'austerità e ha gettato alle ortiche (per quanto?) i vincoli di bilancio, possiamo ben dire che siamo già entrati in pieno nel nuovo mondo del prossimo decennio. Ma se la pars destruens della MMT è ormai consenso, la pars construens è piena di incognite. In un contesto politico e sociale in ebollizione come quello americano la gara al rialzo sugli stimoli pagati con moneta è destinata a continuare anche nei primi anni in cui sarà ricomparsa l'inflazione. Se Trump il reflazionista verrà battuto da un Biden ancora più reflazionista, possiamo ipotizzare qualcuno ancora più radicale che prenderà il posto di Biden fino al giorno in cui l'inflazione non sarà diventata un problema più serio della crescita.
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