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Stallo

Una pausa, non un'inversione di tendenza


La Bce, d'altra parte ha uno spazio di manovra particolarmente stretto. Se decide di ampliare il Quantitative easing (cosa che farà comunque in dicembre e che è già nei prezzi) rischia di creare attriti con la Germania. Non facendolo, però, rischia di dare altra forza all'euro e, per questa via, di avere un'inflazione ancora più bassa e una ripresa più lenta.

Nei mercati lo stallo è evidente nell'arresto delle grandi tendenze e nella stanchezza delle narrazioni che le supportavano. Il Treasury decennale è immobile da sei mesi. L'oro è sugli stessi livelli di luglio. Lo stesso l'euro contro dollaro. Lo stallo più spettacolare è comunque quello dei grandi titoli tecnologici, che si sono mediamente rimangiati l'ultimo mese di rialzi.

Sui tecnologici giocano certamente fattori tecnici. Ben Hunt ha paragonato i derivati alla materia oscura, che non vediamo ma che costituisce il 90 per cento della massa dell'universo. I derivati si muovono su molte logiche, ma in quasi tutte il fuoco è la volatilità, non i prezzi. Mentre noi umani ci affanniamo sui prezzi e sui valori, nella dimensione parallela dei derivati le macchine lavorano giorno e notte sulla volatilità. In certi momenti la contengono, in altri, come negli ultimi giorni, la esasperano.

Non ci sono però solo gli algoritmi nella stanchezza sulla tecnologia. Infatti, se davvero stiamo rientrando (sia pure faticosamente) nella normalità, il premio straordinario per i tecnologici dovrà a un certo punto ridursi. E comunque, anche se siamo lontani dagli eccessi del 1999-2000, le valutazioni elevate richiedono periodiche verifiche.
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