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Stallo

Una pausa, non un'inversione di tendenza


Detto questo, nulla fa pensare che la fase di stallo diventerà a breve qualcosa di peggio. Agosto, settembre e ottobre sono costellati abitualmente da incidenti di percorso anche molto severi, perché sono la stagione in cui gli eccessi di ottimismo della prima parte dell'anno vengono corretti. Quest'anno il grande (grandissimo) incidente lo abbiamo vissuto in marzo e quella in corso è una modesta scossa di assestamento in un percorso di fondo ancora fortemente segnato dal recupero delle economie.

Se i policy maker sonnecchiano, è anche perché lo scenario di fondo lo permette. Non c'è inflazione, l'economia globale ha già recuperato due terzi di quello che aveva perduto con l'epidemia e continua a riprendersi. Se ci saranno ricadute o anche solo rallentamenti troppo marcati nel recupero si rimetterà mano alle politiche fiscali e monetarie, possiamo starne certi.

Anche se dovesse cessare, come sta succedendo in questi giorni, il flusso copioso di capitali speculativi sulle borse, rimarrà comunque il rivolo tenace (e capace di scavare qualsiasi roccia) di quanti ogni giorno si troveranno con un titolo in scadenza e, dopo avere verificato che i tassi sui bond sicuri non si muoveranno da zero per molti anni, si sposteranno su asset reali e borse, passando magari un periodo di acclimatazione con azioni con alto dividendo.

Per queste ragioni la modesta turbolenza in corso (che potrà anche continuare a fasi alterne fin dopo le elezioni americane) non ci induce a cambiare la scelta di fondo di rimanere esposti al rischio.
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