L'ampliamento del Qe sarebbe poi particolarmente efficace, visto dai mercati, se dovesse a un certo punto comportare acquisti regolari di titoli azionari da parte di Fed e Bce. Anche qui abbiamo il precedente di Giappone e Svizzera. La
BoJ compra da anni azioni giapponesi, mentre la
Banca Nazionale Svizzera stampa franchi per comprare azioni americane, in particolare tecnologiche, sulle quali ha accumulato ampie plusvalenze. In America e in Europa, tuttavia, operazioni di questo genere presterebbero il fianco, nel clima attuale, all'accusa di sussidiare i ricchi. L'accusa potrebbe essere teoricamente aggirata se Fed e Bce acquistassero, come fa la Svizzera, titoli azionari esteri. In questo caso l'obiettivo dichiarato non sarebbe il sostegno alle borse ma l'indebolimento della valuta nazionale. Ci sarebbero molti altri modi per migliorare l'immagine di un sostegno alle borse (creazione di fondi sovrani, fondi misti privati e pubblici, acquisti generalizzati di asset reali di tutti i tipi) ma l'asticella da superare, soprattutto in caso di vittoria democratica in novembre, sarebbe molto alta.
Meno problematica politicamente sarebbe la discesa dei tassi a uno, due, tre punti sotto zero. La difficoltà, qui, sarebbe quella di dosare bene i tempi di una misura di questo tipo. Presentarla come di breve durata rischierebbe di renderla inefficace, mantenerla a lungo produrrebbe effetti collaterali crescenti.
Ancora più semplice, nel nuovo clima, sarebbe agire sul piano fiscale, spendendo altri 10-20 punti di Pil finanziati dalle banche centrali. Sembra molto, visto il carico di debito già esistente, ma il pacchetto americano di cui discutono in queste ore Mnuchin e Pelosi (e che verrà comunque approvato entro febbraio) vale da solo 10 punti di Pil ed è considerato un semplice tappabuchi in attesa delle grandi misure che verranno varate nell'autunno 2021 da un'eventuale amministrazione Biden.
Come si vede, le munizioni a disposizione in caso di seconda ondata sono potenti e numerose. Non eviteranno ondate di fallimenti nei settori più esposti e ripercussioni successive sui conti delle banche, ma sosterranno il nucleo centrale delle economie e dei mercati.
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