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Rumori e segnali

Trasmissione disturbata, messaggio chiaro

Rumore sono i positivi di Covid, in alcuni paesi più numerosi oggi di quanto non fossero in primavera. Segnale sono i malati, i ricoverati e i morti, ovunque in numero molto inferiore. Rumore sono gli epidemiologi dell'ovvio, che spiegano calcolatrice alla mano che se i casi raddoppiano ogni settimana fra dieci settimane, quando ancora non sarà cominciata la stagione dell'influenza, avremo 1024 volte i casi di oggi. Segnale è che questo non è mai accaduto da nessuna parte e che tra uomo e virus nessuno riesce mai a stravincere. Le terapie intensive di Bergamo, New York, Houston e Madrid sono arrivate a turno sull'orlo del disastro ma si sono tutte svuotate prima di scoppiare.

Rumore è che i lockdown sono dietro l'angolo e faranno ancora più danni che in primavera, perché questa volta si spezzerà il filo al quale tante imprese sono rimaste aggrappate. Segnale è che i fallimenti sono per ora meno del previsto, anche perché non è così impossibile evitarli (o rimandarli anche di anni) in un'epoca di sussidi pubblici tornati di moda, di private equity strapieno di soldi da investire, di fusioni e acquisizioni facilitate dalla liquidità abbondante e di investitori pronti ad accettare ristrutturazioni del debito in cui si fa finta che il debitore sia solvibile pur di continuare a ricevere una cedola superiore allo zero. Il dramma è per tante piccole e piccolissime imprese abbandonate a sé stesse, ma il radar dei mercati non è tarato per percepirlo.

Rumore è che l'inflazione sta per esplodere al rialzo, come dicono alcuni, o collassare al ribasso, come dicono altri. Segnale è che l'inflazione complessiva è di pochi decimali più bassa rispetto al mondo pre-Covid ma rimane comunque positiva, mentre nulla fa pensare a variazioni drammatiche nei prossimi dodici mesi.
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