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Il lungo inverno

Navigazione impegnativa, privilegiare la qualità


A frenare gli ardori rialzisti che le borse stavano ricominciando ad esprimere e lo spiritello di Fomo (la paura di perdere il rialzo) che aveva ripreso a soffiare sono anche i dati dell'economia globale. Se il terzo trimestre è stato nel complesso molto positivo, le rilevazioni istantanee più recenti mostrano segni di stanchezza praticamente ovunque, Cina compresa. Si tratta di segnali da non sopravvalutare e che esprimono più che altro un certo rallentamento nel ciclo di ricostituzione delle scorte e un fisiologico esaurirsi della domanda arretrata. Se però dovesse ridiffondersi la psicologia da lockdown (o, a maggior ragione, la chiusura effettiva di alcuni settori e una nuova caduta della mobilità) i danni per i consumi sarebbero inevitabili. In assoluto l'entità del danno sarebbe molto più bassa rispetto alla prima ondata, ma i suoi effetti sui settori fragili sarebbero seri. Le scosse di assestamento provocano talvolta più crolli del primo terremoto.

Per restare sulla metafora dei terremoti, l'economia americana, anche questa volta, ha dato prova di capacità antisismiche superiori. Il grido di dolore della Merkel si riferisce in gran parte alla difficoltà di mantenere la costosa ingessatura con cui le grandi e medie imprese tedesche (e francesi) sono state tenute in piedi così com'erano in attesa di tempi migliori. In America la risposta è stata più flessibile e si è preferito accettare la realtà dei licenziamenti (compensati in qualche misura da sussidi pubblici alle famiglie) e permettere a chi doveva di iniziare a ristrutturarsi.

Si possono fare considerazioni di ogni genere sui due modelli e sulla loro equità, ma è indubbio che il prolungarsi della pandemia gioca a favore del modello americano. Biden, se eletto, lavorerà per europeizzare l'economia americana, ma difficilmente riuscirà a irrigidirla oltre un certo livello. Se poi il Congresso rimarrà diviso (la nuova strana paura dei mercati) l'irrigidimento non ci sarà e la politica fiscale rimarrà comunque bipartisan ed espansiva, così come lo è stata negli ultimi due anni con un Congresso già diviso dopo le elezioni di mid term del 2018.
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