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Una disuguaglianza inaccettabile che uccide il bene comune

Alla fine siamo arrivati al fondo del barile, ma continuiamo a raschiare sempre più in fondo, eppure da anni si scrive del fallimento di un modello socioculturale che ci ha portato nel caos. Le classi dirigenti sono ingabbiate in un pensiero unico che le stordisce e le priva di quella creatività e dell'emozionalità sociale ed umana necessaria per affrontare un crescente disordine e disuguaglianza che possono portare la società al collasso.

Nella lunga storia dell'uomo si può constatare che tutte le società sono saltate solo per due motivi: la guerra e la disuguaglianza; il diciannovesimo secolo è stato il segnale della discontinuità storica con i richiami alla libertà, all'uguaglianza ed alla felicità. Nel 1948 sono stati scritti, sul sangue di due guerre mondiali, i diritti fondamentali dell'uomo in occasione della costituzione delle Nazioni Unite come pietre miliari da non dimenticare mai, ora però tutti quei diritti sono volati via nell'indifferenza per perseguire l'interesse personale esclusivo.

Il Covid non è la causa del dramma quotidiano, ma solo l'effetto ed ha messo in luce anni di dissennata politica, di spesa corrente usata solo come strumento di raccolta di consenso politico a scapito della sanità, della scuola, delle infrastrutture, del sistema di welfare, della ricerca di un bene comune troppo spesso invocato solo come un'ipocrita foglia di fico da parte di una classe politica che si è completamente staccata dalla realtà e troppo intenta al mantenimento della sua sopravvivenza.
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