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Riemergenti

L'ultimo rifugio dei rendimenti positivi


Per gli emergenti si profila ora un allineamento di circostanze favorevoli. Il dollaro debole richiama capitali attratti dagli alti rendimenti dei titoli locali. L'uscita dalla pandemia in Occidente, per quanto graduale, significa ripresa delle rimesse degli emigranti e del flusso turistico. Il rialzo delle materie prime, destinato a continuare nei prossimi mesi se alla ripresa cinese si affiancherà quella di Europa e Stati Uniti, porterà ulteriore ossigeno. Dal canto suo, la quasi completa sparizione del settore nei portafogli degli investitori internazionali nell'ultimo decennio crea oggi lo spazio per una robusta corrente di acquisti.

Conforta anche che la ripresa di attenzione verso il settore sia priva dell'enfasi dei primi anni Duemila, quando si faceva a gara nell'anticipare il più possibile il sorpasso dell'economia indonesiana o brasiliana su quella dei singoli paesi europei. Oggi siamo tutti più sobri. Anche se è vero che, anno dopo anno, molte di queste economie si avvicinano per dimensione alle nostre, l'accento è ora sulla ripresa ciclica. Nessuno ipotizza strabilianti e duraturi guadagni, ma un carry di tre-cinque punti su dollaro e euro, unito alla prospettiva di un apprezzamento del cambio o comunque di una sua stabilità e a borse sottovalutate è comunque interessante. D'altra parte, per chi in questo momento ha dubbi amletici tra crescita e valore, questi paesi offrono spesso una buona combinazione dei due fattori.

Venendo ai nostri mercati e al breve termine, a parte alcune bolle che tendono continuamente a formarsi in alcune aree circoscritte, l'azionario, compatibilmente con la logica del paradigma nel quale siamo immersi, è controllato e abbastanza razionale. Lo spostamento da crescita a valore ha la giusta velocità, la volatilità realizzata è bassa e la tendenza è verso un rialzo prudente.

Certo, per il momento non si dà molto peso a possibili sviluppi negativi (Brexit, il durissimo scontro legale che si profila alla Corte Suprema sulle elezioni, il faticoso procedere delle misure fiscali tanto in America quanto in Europa, la seconda recessione in corso e il suo prevedibile prolungarsi nei primi mesi dell'anno nuovo). Ci potrà essere un po' di turbolenza, nelle prossime settimane, ma resta giusto mantenere lo sguardo sull'uscita graduale dalla crisi nel corso del 2021.
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