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Raffronti

Un mondo a tre velocità


Questa volta abbiamo la prospettiva di cinque anni di tassi a zero qualunque crescita faccia segnare il Pil. Un modico grado di libertà verrà lasciato ai tassi a lungo termine, ma solo in America. Con il Pil in crescita e i tassi immobili per volontà politica non importa, ai mercati, che cosa farà l'inflazione. L'inflazione in accelerazione sarà anzi, per qualche tempo, una ragione in più per comprare beni reali.

Come è successo nei primi anni seguiti alla recessione del 2008, i prossimi due-tre anni saremo bombardati da studi che prevedono inflazione e, questa volta, anche da qualche dato reale che convaliderà le previsioni. Le banche centrali alzeranno le spalle e lo stesso dovranno fare gli investitori, almeno nei primi anni. Il tempo per preoccuparsi sul serio sarà più avanti.

Detto questo, i mercati non saranno privi di volatilità, soprattutto quando saremo usciti dall'emergenza. E anche nell'emergenza, come abbiamo visto in settembre, ci sarà spazio per qualche correzione. Non ci sarebbe da stupirsi troppo se gli eccessi attuali di ottimismo si dovessero tradurre già nelle prossime settimane in una modesta discesa dei corsi. Da marzo, tuttavia, sarà in dirittura d'arrivo il primo dei due pacchetti fiscali della nuova amministrazione americana. Si tratta, nel loro insieme, di un 5 per cento del Pil, meno di quello che è stato speso l'anno scorso, ma comunque una cifra imponente.

Per questa ragione le correzioni in questa fase non dovranno essere temute come segnali di inversione di tendenza, ma saranno invece occasioni di acquisto.
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