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Troppo di una cosa buona

Quanta inflazione arriverà per effetto degli stimoli fiscali?


La seconda osservazione è che tutti i ragionamenti del dibattito in corso tra i democratici e nel mercato si basano sulla nozione di output gap, che a sua volta si basa su quella di Pil potenziale non inflazionistico. E qui l'economia entra a vele spiegate nell'oceano della metafisica, perché il Pil potenziale, quel mondo meraviglioso in cui ci sono pochi disoccupati, tanta crescita e inflazione bassa e stabile ognuno lo può definire e calcolare come vuole. Calcolandolo alla maniera tradizionale, sulle serie storiche, si tende a sottostimarlo anche drammaticamente, come è stato fatto nel decennio scorso. Sottostimare la crescita potenziale significa crescere meno di quello che si potrebbe perché si teme un'inflazione che invece non arriva.

Summers e Blanchard, consapevoli dei limiti del concetto di output gap, stanno coi piedi per terra e, senza tanti modelli, si limitano a prendere il Pil pre-Covid e da questo calcolano dove saremmo oggi se non ci fosse stato Covid. La differenza è l'output gap, il buco, che il pacchetto di Biden riempie non una ma cinque volte.

Il problema è però che l'output gap andrebbe calcolato su scala globale. In un mondo ancora abbastanza aperto al commercio, infatti, l'eccesso di domanda generato dalla spinta fiscale può essere soddisfatto dall'estero senza inflazione finché all'estero rimane un eccesso di offerta. Detto in altri termini, una buona parte dello stimolo americano finirà in Europa e in Asia, dove ci sono ancora ampie risorse inutilizzate che possono essere messe al lavoro senza creare inflazione.
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