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Inflazione

Sta arrivando. Stare calmi, ma non troppo


Noi ci siamo intorpiditi, prima grazie alla Grande Moderazione degli anni Duemila e poi per effetto della disinflazione dello scorso decennio. Negli ultimi tempi ci siamo anche abituati ai tassi negativi e non protestiamo più quando un conto rende zero o poco più perché è tanta grazia se non ci viene chiesto di essere noi a pagare un interesse.

Ecco perché rialzi d'inflazione che vent'anni fa non avrebbero stupito nessuno potrebbero cogliere impreparata una parte del mercato, in particolare quella che si è spinta su scadenze obbligazionarie molto lunghe e quella che è investita aggressivamente in tecnologia, l'equivalente azionario della lunga duration nei bond. Se ci sarà una correzione nelle prossime settimane, questa partirà dal Nasdaq, si estenderà attenuata ai titoli sensibili ai tassi come le utilities ad alto dividendo e troverà una diga protettiva nei titoli finanziari.

La correzione, se avverrà, avrà intorno un contesto di crescita americana particolarmente robusta e con prospettive di miglioramento ulteriore nei prossimi mesi. L'inflazione, dal canto suo, avrà alcune componenti una tantum, come il ripristino delle aliquote Iva in Germania, e le banche centrali si sgoleranno per dirci che l'inflazione sarà temporanea e in ogni caso bellissima, perché segno di salute e perché aiuterà i debitori grandi e piccoli. Tutto vero, ma ci sarà comunque un effetto ottico negativo a vedere il Treasury all'1.30 (il rendimento di oggi) e l'inflazione ad almeno il doppio. E sarà ancora meno bello vedere il Bund a 0.35 negativo quando l'inflazione tedesca corre verso il tre. In questi casi il mercato non può fare finta di niente.
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