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Il grigio e il verde

La rinascita dell'auto tedesca


In casa, intanto, i Verdi martellano sul diesel. I produttori reagiscono presentando il diesel pulito, un gioiello tecnologico, ma è troppo tardi. Diesel, come nucleare, è diventato una parola impronunciabile. La Merkel, che per qualche tempo aveva coperto e aiutato sottobanco l'industria, fiuta nell'aria l'insostenibilità politica di quella linea e la cambia radicalmente, cercando di togliere ai Verdi un altro tema.

Ancora una volta il prezzo economico della scelta politica è alto. I produttori di auto chiudono gli impianti per avviare di malavoglia la riconversione all'elettrico, la manifattura tedesca entra in recessione già due anni prima di Covid. Ai produttori tocca spendere una montagna di soldi proprio mentre il ciclo economico globale appare maturo e i mercati si chiudono uno dopo l'altro.
La Merkel guadagna consensi con la sua linea, ma la recessione la costringe a rivalutare l'importanza del mercato interno europeo e a cambiare atteggiamento verso l'Italia per salvare l'eurozona. Il Recovery Fund sarà anch'esso figlio di questa revisione strategica.

Abbandonata da tutti, e in particolare dagli investitori, l'industria dell'auto tedesca, dopo avere mangiato molta polvere e picchiato la testa contro tutti i muri possibili, capisce che l'adesione all'elettrico deve essere totale. Prendere tempo non funziona più, bisogna al contrario accelerare il più possibile. Nel farlo, prende coraggio, vede che la sua forza ancora imponente può produrre una riconversione radicale e ben organizzata e che le sue migliaia di eccellenti ingegneri, una volta convinti della strada da percorrere, possono ben competere con l'agile e geniale Musk e con il suo impero luccicante ma non consolidato.
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