Saranno in ogni caso anni impegnativi, se non agitati, anche quelli che ci regalerà l'economia.
La scommessa di Biden sul piano monetario e fiscale, ha notato Larry Summers, è la più arrischiata e pericolosa degli ultimi quarant'anni. Può darsi che vada tutto bene, dice, ma è altrettanto probabile che la forte crescita ci porti un'inflazione che metterà radici o che a un certo punto dovrà essere stroncata dalla Fed con una recessione.
Tutto è possibile, aggiungiamo, perché ci troviamo a navigare in una notte senza luna. C'era, un tempo, una forza lavoro ben definita e delimitata. Si lavorava 8 ore, si era organizzati in forma quasi militare nelle imprese e non c'era immigrazione. Era facile, allora, contare chi lavorava e chi no, chi era occupato, chi era temporaneamente iscritto alle liste di collocamento e chi sarebbe rimasto tutta la vita fuori dal mercato del lavoro. La curva di Phillips funzionava bene e si aveva quindi uno strumento per capire quando stava per arrivare l'inflazione e andavano alzati i tassi o quando occorreva fare l'opposto.
Oggi il lavoro è fluido e atomizzato e si entra e si esce dal mercato del lavoro molto facilmente. Il confine tra un disoccupato e una persona che in certi momenti è disponibile a lavorare e in altri no si è fatto più confuso. Detto tecnicamente, è sempre più difficile misurare l'output gap. In queste condizioni diventano quasi illeggibili i segnali premonitori di inflazione. Si decide allora di navigare comunque, anche veloci, ripromettendosi di frenare solo quando un ostacolo sarà chiaramente individuabile.
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