Il fatto che ci si cominci a interrogare su queste cose è positivo e segna il passaggio dal rialzo lineare a una fase più matura ed equilibrata. Oggi la grande ripresa è in buona misura già nei prezzi ed è ora di iniziare a prezzarne anche gli effetti collaterali.
Comincia quindi ad avvicinarsi il momento in cui, invece di limitarci a stare passivamente e profittevolmente seduti sui nostri portafogli, c
i si potrà cominciare a tormentare con le domande sul quando e quanto vendere.
Il consenso parla di borse che chiuderanno l'anno più in alto di dove sono oggi, ma non di molto. Ipotizzando anche un rialzo ulteriore del 10 per cento (che richiederebbe misure di controllo di curva in America) è difficile pensare a un rialzo regolare e lineare. Ci sono infatti
due ostacoli da affrontare.
Il primo è il superamento della soglia del 2 per cento sul decennale americano, prevedibile per questa estate.
Il secondo è il tapering, ovvero il processo di riduzione degli acquisti di titoli da parte della Fed, che è però argomento per l'inizio dell'anno prossimo. L'aumento degli oneri per le imprese, in particolare le tasse, avrà conseguenze ancora più avanti.
In pratica avrà senso cominciare fra qualche settimana ad alleggerire a patto di essere pronti a ricomprare quando l'ulteriore rialzo dei tassi lunghi americani avrà prodotto una correzione estiva. Chi non si sente abbastanza agile da giocarsi la correzione potrà anche restare fermo e aspettare il recupero e i nuovi massimi nella parte finale dell'anno.
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