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L'offerta

Le politiche della domanda incontrano i primi ostacoli


I chip di questo tipo, come nota Vincent Tsui di Gavekal, sono tipicamente fabbricati da produttori anche importanti, ma non necessariamente di frontiera, che hanno acquistato a basso prezzo macchinari usati e vendono ampi volumi a prezzi contenuti.

Allo scoppio della pandemia molti utilizzatori di questo secondo tipo di chip, tra cui le case automobilistiche, hanno tagliato i loro ordini, mentre la domanda del primo tipo è rimasta sostenuta (si pensi alle console per videogiochi). I produttori, a loro volta, hanno tagliato i loro volumi. Già in autunno ci si è però accorti che la domanda di auto stava esplodendo in tutto il mondo. Con più auto richieste dai clienti e meno chip a disposizione le case automobilistiche (e con loro i produttori di elettronica di consumo) si trovano ora nella paradossale situazione di dovere chiudere stabilimenti (come ha annunciato Ford) proprio mentre la domanda è fortissima.

Anche i chip del primo segmento faticano a tenere testa alla domanda, ma almeno qui si può contare sugli enormi investimenti in nuova capacità produttiva che diverranno operativi nel breve e medio termine. Nel segmento meno sofisticato, tuttavia, non si vedono al momento significativi investimenti in nuovi macchinari, per cui la fase di carenza prevista continua ad allungarsi nel tempo, con Ford che ha parlato di altri due anni.
Si può pensare che si tratti di un problema circoscritto, ma c'è già chi rivede al ribasso le stime di crescita per l'Asia e per i settori interessati. E non è molto diversa la situazione in altri comparti come ad esempio le materie prime. Se in alcuni settori come il petrolio l'offerta è riattivabile nel giro di qualche mese, in altri, come il rame, occorrono 5-10 anni per mettere in produzione una nuova miniera. Colpisce inoltre che la ripresa in corso, ancora a metà strada a livello globale, stia già facendo salire il prezzo del carbone e dell'uranio. Anche in questo caso, la mancanza di nuovi investimenti in settori considerati in via di estinzione produce l'effetto di fare crescere i margini dei produttori sopravvissuti.

Non siamo entrati da molto nel nuovo superciclo della domanda, fatto di straordinari impulsi fiscali e monetari, che già vediamo i primi effetti collaterali. E questi effetti non sono solo sui prezzi, ma anche sulla crescita, se l'offerta non è elastica e non risponde ai prezzi.

Sono ben note le critiche di Keynes alla legge di Say, che sostiene che l'offerta crea la sua propria domanda. E il superciclo offertista è finito proprio perché si è visto che stimolare l'offerta ostacolando la domanda crea output gap e deflazione.
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