Facebook Pixel
Milano 28-mar
34.750,35 0,00%
Nasdaq 28-mar
18.254,69 -0,14%
Dow Jones 28-mar
39.807,37 +0,12%
Londra 28-mar
7.952,62 0,00%
Francoforte 28-mar
18.492,49 0,00%

Il ritorno

Ipotesi sull'inflazione

Se Rudolf von Havenstein, governatore della Reichsbank, avesse passato l'ultimo anno della sua vita a ripetere che l'inflazione tedesca partita nell'estate del 1922 era un fenomeno temporaneo, avrebbe detto una cosa corretta. Avrebbe anche fatto in tempo (morì il 20 novembre 1923) a vedere i primi effetti della stabilizzazione monetaria partita il 12 novembre con il divorzio tra Reichsbank e Tesoro e proseguita il 16 novembre con l'introduzione del nuovo marco, equivalente al vecchio ma con 12 zeri in meno.

L'iperinflazione tedesca durò solo 18 mesi e tutto tornò relativamente tranquillo nel 1924. Nel 1925 fu deciso un piano di ristoro per i creditori che avevano visto praticamente azzerato il valore dei loro attivi. Ai possessori di titoli di stato fu rimborsato il 2.5 per cento del nominale. Andò meglio ai mutuanti, per i quali fu stabilito un nuovo controvalore pari a un quarto di quello pattuito inizialmente. Andò benissimo ai mutuatari e ai debitori in generale, che poterono rimborsare, in termini reali, una frazione del dovuto.


Havenstein era stato costretto a stampare marchi-carta per acquistare i marchi-oro con i quali la Germania doveva pagare le riparazioni di guerra. L'economia tedesca, diceva, aveva comunque bisogno di più moneta, anche al netto delle riparazioni. Havenstein era influenzato dalle teorie cartaliste che circolavano in Germania già dal 1905, l'anno in cui fu pubblicata la Staatliche Theorie des Geldes di Georg Friedrich Knapp. La moneta, dicevano i cartalisti, non nasce come rimedio pratico alle scomodità del baratto, ma viene imposta dal sovrano. Alla moneta cartacea, il fiat money, il sovrano dà valore nel momento in cui la impone ai sudditi per il pagamento delle tasse.
Condividi
"
Altri Top Mind
```