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Non c'è fretta

Quest'anno sell in May solo per i trader


Finché sentiremo i policy maker esprimere preoccupazione per le varianti del virus, per l'epidemia che avanza in Asia meridionale, per i milioni di persone che non sono ancora state riassunte potremo stare tranquilli sul fatto che il ritorno alla normalità monetaria e fiscale (quest'ultima soprattutto in America, in Europa vedremo) sarà cautissimo. E se nel flusso di dati macro ci sarà qualche delusione, come abbiamo visto nelle ultime due settimane, i mercati ne saranno quasi contenti, perché questo toglierà spazio ai Weidmann europei o ai Kaplan americani che invocano la fine del Pepp o il tapering anticipato.

L'estate è tradizionalmente un periodo volatile. Il posizionamento, tipicamente rialzista, viene costruito gradualmente nei primi mesi dell'anno, spingendo le borse verso l'alto. L'inerzia conduce il posizionamento oltre il livello fisiologico e rende quindi le quotazioni vulnerabili. Il sell in May non è una superstizione e ha un fondamento nella stagionalità dei flussi.
Detto questo, l'estate 2021 si profila meno volatile del solito per la robustezza della ripresa globale e per il flusso costante di liquidità da parte delle banche centrali cui va aggiunta, in America, la ripresa del riacquisto di azioni proprie in un numero crescente di settori.

Alleggerire adesso può apparire di qualche interesse per un trader a patto che sia pronto a comprare poco sotto i livelli attuali. Ne vale la pena? Per la maggior parte degli investitori no. Il rischio maggiore è quello di qualche altro mese di inflazione vivace, ma questo è in buona misura già scontato. I mercati, d'altra parte, guarderanno la derivata seconda dell'inflazione, che potrebbe cominciare a indicare una decelerazione già in tempi brevi.

(Foto: © Kittipong Jirasukhanont / 123RF)
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